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Gli elementi di base per fare
commercio elettronico
Una volta comprese le caratteristiche del Commercio Elettronico
e le dinamiche dell’economia della Rete si può passare
all’azione. Le scelte strategiche di ogni azienda possono essere
notevolmente diverse in relazione agli obiettivi che si intendono
cogliere sul mercato digitale.
Secondo la ricerca già citata (Assintel/MATE ’99) molte
aziende del nostro paese sono ormai collegate alla rete Internet
e una buona percentuale ha anche una presenza propria
sul WWW, generalmente nella forma di un sito aziendale istituzionale.
Poche di queste aziende (meno del 10%) ha tuttavia
una chiara idea e strategia di attacco alle opportunità del
Commercio Elettronico.
Il numero complessivo di soggetti imprenditoriali online in
Italia è superiore a centomila unità. Tante sono infatti le imprese
italiane con un proprio sito ed esse costituiscono una base
significativa dalla quale possono fiorire nel medio termine iniziative
commerciali per il mercato interno ed internazionale.
Lo scopo del capitolo che segue è quello di dare indicazioni
precise e operative sulle attenzioni da tenere per essere protagonisti
nel nuovo mercato digitale, passare cioè da una pura
presenza sulla Rete a un progetto di business in Rete.
Vi sono alcuni passi da fare per cominciare a muoversi in
questo settore, di natura tecnica, di marketing e in parte anche
di natura organizzativa.
Linee guida da seguire per pianificare
una strategia di commercio elettronico
La definizione di una strategia di Commercio Elettronico
deve partire da un presupposto ovvio: il Commercio Elettronico è prima di tutto una forma di commercio! Con ciò si intende
dire che gli aspetti tecnologici e il folklore che continua ad alimentare
il fascino attorno alla Rete devono passare in secondo
piano. Prima di costruire un negozio bisogna chiedersi se
mai nessuno ci passerà davanti e, prima di offrire la possibilità
di acquistare un prodotto in Rete, bisogna capire per quale ragione
un consumatore o un vostro cliente preferirà farlo su un
mezzo tanto nuovo anziché con modalità tradizionali.
Dunque, andiamo con ordine:
Per fare un negozio ci vuole una strada (o un villaggio)
Anche sulla Rete. Per fare un negozio ci vogliono persone
che transitano davanti, che vi conoscono o hanno sentito
parlare di voi o, ancora, si ricordano di avervi visto almeno
una volta.
La Rete oggi è una piazza molto affollata. Un luogo di libero
accesso frequentato a ogni ora del giorno da più di cento
milioni di persone e qualche milione di aziende. Il vostro sito
aziendale si trova a vivere in un ambiente caratterizzato da alcune
condizioni di base:
la scarsità dell’attenzione,
la fluidità dell’attenzione.
Fare un sito Web è un’operazione piuttosto semplice ed economica.
È consigliabile partire dalla registrazione di un dominio,
cioé un nome sulla Rete a cui fare corrispondere l’indirizzo del sito
della vostra azienda. I domini di Internet sono nomi registrati
sulla Rete e acquistano una visibilità immediata che serve a facilitare
il reperimento di una organizzazione su Internet.
I domini sono costituiti da una parte che rappresenta il nome
(ferrari, juventus, UN, Pirelli etc...) e una parte che identifica
l’organizzazione presso la quale il dominio è stato registrato
(ferrari.it e juventus.it in Italia, pirelli.com nel dominio internazionale
di natura commerciale, un.org nel dominio internazionale
per le organizzazioni no-profit e così via). Barzanò e Zanardo è una nota società italiana di brevetti
e marchi. Pubblichiamo qui un breve contributo sul
tema dei domini sulla Rete, rimandando al sito della società
(http://www.barzano-zanardo.com) per ulteriori approfondimenti.
Lo sviluppo della rete Internet (la “Rete”) ha conservato fin dalla
sua creazione la condizione essenziale di essere un settore dominato
dall’assenza di regole. Nella mancanza di una specifica regolamentazione
sia a livello internazionale che ad ogni livello nazionale, può
pertanto accadere che alcuni imprenditori apprendano che i propri
marchi vengono registrati sulla Rete come nomi di dominio da parte di
terzi. I primi casi di conflitto fra marchio e nome di dominio sono stati
risolti negli Stati Uniti e negli altri Paesi, compresa l’Italia, grazie
all’intervento delle autorità giudiziarie il più delle volte applicando su
livello territoriale le legislazioni nazionali in tema di marchi e di concorrenza
sleale.
In Italia, sebbene confidiamo che l’attenzione rivolta dai nostri
giudici al nuovo fenomeno del cyber-squatting sarà sempre maggiore,
dalle prime pronunce non si può tuttavia ritenere che gli strumenti a
difesa del titolare del marchio registrato sono comunque sufficienti a
garantirne una tutela assoluta. Accenniamo il contenuto di alcuni recenti
provvedimenti.
I giudici hanno ad esempio ritenuto che per il verificarsi dell’illecito,
occorre una relazione di concorrenza (anche potenziale) fra il titolare
del marchio ed il titolare del nome di dominio. Nei casi di specie
tale assunto sussisteva tra un’agenzia di viaggi ed i servizi pubblicizzati
con lo stesso nome su una pagina “web” relativi al tempo libero
ed ai viaggi (Trib. Milano 9.6.97) oppure tra due attività relative ad inserzioni
di “piccola” pubblicità (Trib. Roma 2.8.97). Al riguardo notiamo come in virtù
della legge marchi è invece sufficiente che: • un segno sia
identico per contraddistinguere prodotti e servizi identici
a quelli per cui il marchio è registrato; • un segno sia
simile per prodotti e servizi identici o affini a quelli per
cui il marchio è registrato se si può determinare un rischio
di confusione. In conclusione, citiamo altri provvedimenti
con cui le nostre Corti hanno riconosciuto con maggiore
incisività l’applicazione della legge speciale a rapporti
fra Internet e marchio. È stato ad esempio deciso che:
• “il potere delle organizzazioni che presiedono alla registrazione del
nome di dominio (c.d. Registration Authoriy) non può in alcun modo
limitare i diritti di terzi attenuandone la tutela (Trib. Roma 2.8.97)”.
• “l’utilizzo - su Internet - da parte di terzi di un marchio registrato
non costituisce concorrenza sleale quando tale marchio non sia
dotato di originalità e di creatività e quando non sussiste affinità
con l’attività svolta dal titolare del marchio (Trib. Pescara 9.1.97)”;
• “considerando che Internet costituisce un modello di comunicazione
tra imprese, a ciascuna impresa deve essere riconosciuto il
diritto di utilizzare il proprio marchio anche come nome di dominio”
(Pret. Valdagno 27.5.98).
Una volta ottenuto un dominio dalle autorità competenti, si
può associare ad esso l’indirizzo di Rete del sito Web e gli indirizzi
delle caselle di posta elettronica.
Un sito Internet minimo si basa su quattro componenti
fondamentali:
1. l’infrastruttura di connessione (fornita dal provider)
2. un computer (server) che fornisce il servizio di posta
elettronica
3. un computer (server) che ospita i dati e le pagine Web
4. i contenuti del sito (le pagine HTML)
La configurazione di un servizio minimo, di pura consultazione,
può essere realizzata in pochi giorni di lavoro e con costi
piuttosto contenuti (inferiori ai 10 MLit).
A questo punto siete online e chiunque può venire a leggere il
contenuto dell’informazione che avete reso disponibile al pubblico.
Un sito di pura presenza in Rete può essere ideale per gruppi
chiusi di utenti e per la circolazione di informazioni. Il Web e la
posta elettronica sono infatti strumenti ideali per distribuire informazione
(documenti, record di database, immagini e schemi) e
stabilire contatti tra persone che collaborano nel lavoro.
Un’operazione come quella descritta che abbia come finalità
la vendita di beni e servizi online e sia indirizzata al grande
pubblico è solitamente deludente. Ciò deriva da due motivi:
• da un lato è necessario programmare una seria campagna
di promozione del sito;
• dall’altro, un sito siffatto deve essere integrato con il resto
delle attività aziendali per erogare online tutti i servizi pre e post vendita che tradizionalmente accompagnano
l’attività commerciale.
L’integrazione del sito con l’azienda sarà oggetto di riflessione
di un capitolo seguente. Ciò che è importante a questo
stadio è capire che un sito Web con finalità commerciali non
può essere pensato come un faro o un bastione isolato costruito
per presidiare il territorio della Rete indipendentemente
dall’attività ordinaria dell’azienda. Perché il Commercio Elettronico
funzioni si rende necessaria una stretta integrazione
con l’attività di business ordinaria.
Per quanto riguarda la comunicazione, è naturale che il nuovo
sito sia inizialmente sconosciuto o ignorato dalla gran parte
dei visitatori della Rete. Per renderlo visibile e valorizzarne il contenuto
si deve curare un’azione di comunicazione coordinata sui
diversi mezzi disponibili e coerente nel tempo. La promozione di
un sito Web può prevedere i seguenti momenti:
1. comunicazione attraverso gli strumenti dell’azienda o
con comunicati stampa ad hoc
2. pubblicità sui canali tradizionali
3. pubblicità sui siti della Rete
4. segnalazione nei motori di ricerca della Rete
5. scambio di link con altri siti
Per vendere bisogna portare un cliente al proprio sito. Talvolta
è necessario agire sui grandi numeri, talvolta invece individuare
con precisione un insieme di persone relativamente ristretto
ma ben targetizzato. Per entrambi i casi è utile la comunicazione e la promozione del sito fatta con gli strumenti tradizionali
della pubblicità sui canali consueti, sulle riviste specializzate
o le campagne di direct marketing o, ancora, la partecipazione
a fiere ed eventi.
Tutta l’attività ordinaria di promozione può anche essere
affiancata a iniziative on-line. Sulla Rete esistono strumenti
analoghi con cui promuovere un sito e sollevare l’attenzione
degli utenti. Tra questi strumenti segnaliamo:
campagne di direct marketing. Esse possono essere
fatte via posta elettronica attraverso mailing list esistenti.
Al fine di evitare lo spamming è necessario legare il
proprio messaggio pubblicitario a un servizio di informazione
richiesto dagli utenti e allo scopo si possono individuare
società che forniscono un servizio di direct marketing
via posta elettronica associato a mailing list.
collaborazione con altri siti, attraverso lo scambio di link e servizi online
campagne di pubblicità online
realizzazione di eventi online, concorsi a premi, “gadget
elettronici” e altre diavolerie del marketing tradizionale
condotte online
Di tutto questo parleremo in modo diffuso in un prossimo
paragrafo sulla pubblicità online.
L’uso delle mailing list deve essere fatto con attenzione. Si deve infatti
individuare una modalità di raccolta dei dati che ottenga il consenso
degli interessati. L’uso successivo dei dati deve inoltre rispettare gli
estremi della ben nota legge 675 sulla tutela della privacy. Lo spamming esiste anche nel mondo reale ed è la spedizione di messaggi
commerciali non richiesti nella casella di posta di una persona o
di una società. Sulla Rete l’attività di spamming non ha sostanziali
barriere legate ai costi di produzione e di distribuzione del materiale:
può essere più devastante e per questo motivo è meno sopportato.
MATE è una società di consulenza di Milano che, tra
sue diverse attività, organizza dai sette ai dieci convegni
ogni anno sui temi dell’Information Technology. Ogni convegno attira circa 300
persone in media, per un totale di 2000 partecipanti
all’anno. Per ottenere numeri del genere si deve comunicare
l’occasione dell’evento a un numero molto maggiore di
persone, generalmente superiore alle 30000 unità. Fino al
1995, MATE ha operato con una comunicazione tradizionale: la
spedizione postale degli inviti e la ricezione via fax delle
registrazioni dei partecipanti. “Era l’unico sistema
possibile - dice Paola Monti di MATE - e comportava elevati
costi di comunicazione. Inoltre, il processo di raccolta dei
moduli di iscrizione via fax o telefono portava sempre alla
congestione del sistema nei giorni precedenti il convegno e
la digitazione dei dati in un database era un processo
manuale, estremamente disomogeneo e oneroso in termini di
tempo e di risorse. In definitiva, avevamo una persona
completamente dedicata allo scopo e non riuscivamo mai a
fornire un servizio perfetto ai nostri clienti. Dal 1996 i
programmi dei convegni sono pubblicati sul sito di Mate e ad
essi è allegata una pagina per l’iscrizione via Web. Nel
1998 circa la metà dei partecipanti ha preferito iscriversi
via Web, ottenendo un servizio migliore e risparmiando al
personale di Mate la gestione di centinaia di pagine di fax
e la relativa imputazione dei dati in un sistema di
archiviazione. Domande da porsi (senza porre freno alla
fantasia): 1. A quale insieme di persone voglio rivolgermi
su Internet? 2. Ho dati di mercato che mi permettono di
stimare quanti visitatori e clienti raggiungo online? 3.
Posso trovare sulla Rete persone o mercati che finora sono
stati troppo lontani e irraggiungibili? 4. Come intendo
comunicare la mia attività sulla Rete? Con quale
documentazione e con quale stile? Conseguenze concrete: 1.
pensare il proprio sito aziendale in relazione al target che
si intende raggiungere: quali persone o aziende, in quali
mercati e con quali interessi. Un buon sito non è necessariamente un campione di accessi e di
audience. L’importante è avvicinare i soggetti interessanti. Gli interlocutori
del vostro sito possono essee anche un numero molto
ridotto ma essere i soggetti giusti per lo sviluppo commerciale
dell’attività dell’azienda.
3. Un buon sito di presenza sulla Rete può anche avere poche pagine
di presentazione ben fatte. È più importante curare nel tempo
l’aggiornamento della documentazione disponibile che la sua
mole complessiva.
Non si guarda un sito ma quello che c’è dentro
Spesso capita di vedere siti Internet aziendali che hanno un
approccio molto autoreferenziale alla comunicazione. L’azienda
spiega chi è e cosa fa, pubblica il bilancio dell’ultimo anno e le
carica del consiglio di amministrazione… talvolta mostra le foto
dei dipendenti e il discorso autografato del presidente, nello stile
tipico di una brochure di carta messa in Rete.
Dovrebbe apparire chiaro che il potenziale commerciale di un
sito del genere è praticamente nullo. Anche la capacità di incidere
nel ricordo di un visitatore è debole, solitamente lasciata alla
buona veste grafica e a qualche immagine evocativa.
Prima o poi un sito stile tipo “depliant elettronico” mostra
tutti i suoi limiti nella prospettiva del Commercio Elettronico. Per
attrarre attenzione ad un sito bisogna costruire dei servizi. Prima
viene il bisogno del visitatore, quindi il servizio che risponde alle
sue esigenze e infine il sito che lo eroga. Una volta compresa la
dinamica delle cose e il percorso logico bisogna interrogarsi più
profondamente sulla funzione del sito Internet aziendale.
Il primo servizio che si accompagna a un sito Web di pura consultazione
è il contatto via posta elettronica. L’apertura di una presenza
dell’azienda sulla Rete deve prevedere il fatto che i vostri interlocutori
potranno contattarvi più probabilmente sullo stesso
mezzo (Internet) che non su altri mezzi tradizionali. In quest’ottica,
un indirizzo di posta elettronica sul sito Web per entrare in contatto
con un visitatore è simile ad un numero verde: va curato con grande attenzione in termini di velocità di risposta, conformità allo stile
aziendale, qualità dell’informazione fornita all’interessato e modalità
tecniche con cui il servizio viene erogato.
Un secondo servizio è la possibilità di ricercare i prodotti
in un catalogo online, aumentando il richiamo commerciale
del servizio. Infine, vi possono essere servizi
personalizzati, avvisi di uscita di nuovi prodotti con invii
di messaggi selezionati sulla base degli interessi dei visitatori.
Benché molto costosa, la creazione di una parte
redazionale è talvolta inserita nell’offerta dei siti migliori
nel tentativo di fornire al visitatore servizi di informazione
su temi legati al settore di interesse per il mercato.
Nonostante si possa agire nella direzione di creare servizi
di valore sul sito Web, un’offerta che si limiti alla sola consultazione
non è generalmente capace di sfruttare tutto il potenziale
della Rete. Se la comunicazione che si instaura con i visitatori
è limitata ad una sola via (dal sito alla Rete), si rinuncia all’opportunità
dell’interazione e della relazione con il proprio
mercato. Il passo ulteriore va nella direzione dell’interattività, cioé della
creazione di servizi che sappiano dialogare con il
visitatore e soddisfare più profondamente le esigenze
specifiche di un potenziale cliente o di un collaboratore.
La creazione di servizi sulla Rete è un passo importante
verso il commercio elettronico. Il sito commerciale si
costruisce infatti attorno ad un servizio che può anche
essere non direttamente legato all’attività commerciale ma
capace comunque di attirare l’attenzione dei clienti.
L’attenzione delle persone in Rete si può comprare.
Accompagnare il lancio di un sito con una campagna
pubblicitaria condotta direttamente online o su altri mezzi
tradizionali parte da questo assunto.
Ciò che è difficile acquistare è la relazione. Il rapporto con un visitatore
occasionale al vostro sito deve trasformarsi da incontro casuale
in una storia di reciproca conoscenza. Solo in questo modo si
può procedere a porre le basi per concludere in futuro un affare in
Rete o aumentare la percezione della qualità del vostro lavoro.
Domande da porsi (mettendosi nei panni di un vostro interlocutore
sulla Rete):
1. Quale valore percepisce una persona che visita il tuo sito aziendale?
2. Esiste una ragione perchè questo visitatore ritorni una seconda volta?
3. Ho strumenti per conoscere chi viene a visitare il mio sito?
4. Quali servizi fornisco oggi ai miei clienti (o agenti o filiali etc...)
e quali di questi potrei mettere in Rete?
Conseguenze concrete:
1. Pensare di costruire un sito attorno a un servizio piuttosto che attorno
a documentazione generica sull’azienda e la sua attività
2. Analizzare i processi di comunicazione utilizzati in azienda a
supporto dell’attività commerciale: possibile che la Rete non possa
permettervi di offrire un miglior servizio, diminuire gli attriti
nel flusso dell’informazione o risparmiare sui costi?
3. La Rete può essere utilizzata per offrire nuove opportunità di business
che poi vengono condotte in modo tradizionale
4. La Rete può essere utilizzata per spostare su un canale digitale e
interattivo alcuni esistenti rapporti commerciali che sono curati
in modo tradizionale
5. Ci sono maggiori probabilità di successo in una soluzione di
Commercio Elettronico offerta a un gruppo chiuso di collaboratori
che non al mercato inteso in modo generico. Iniziative del genere
hanno come obiettivo il miglioramento dei processi commerciali
in termini di efficienza e risparmio ma non offrono direttamente
opportunità di nuovi business
La fiducia nasce dalla conoscenza
La comunicazione mediata dal computer chiede una maggiore
attenzione ad aspetti come la fiducia e la conoscenza reciproca.
Nel mondo fisico la capacità di valutare questi aspetti
è data a priori, dagli incontri e dai rapporti che si stabiliscono.
Nel mondo digitale è necessario promuovere forme analoghe
di conoscenza e di relazione capaci di sviluppare fiducia tra i
soggetti impegnati in un accordo commerciale.
Da diverse ricerche condotte negli ultimi tre anni da CommerceNet
risulta evidente che la mancanza di fiducia è uno
dei maggiori ostacoli allo sviluppo del Commercio Elettronico.
La sfiducia di base riguarda sia le applicazioni B-to-B che B-to-
C e può essere relativa a diversi motivi:
1. impossibilità a conoscere con precisione l’interlocutore;
2. la percezione di un rischio di frode più elevato ;
3. timore di intercettazione dei dati riservati che transitano
sulla Rete;
4. timore di un uso dei dati personali o aziendali non conformi
alla tutela della privacy.
Per ovviare a questo deficit di partenza che si riscontra sulla
Rete, si deve procedere con gradualità in queste direzioni:
integrare la comunicazione e la gestione della relazione con
l’interlocutore con altri mezzi oltre a Internet. L’esitazione iniziale
a fare affari online può essere superata con il supporto
tradizionale quando il rapporto si trova allo stadio preliminare;
Avere, ove possibile, una terza parte che “certifica” il
servizio di “validità” commerciale del sito. Le virgolette
sono necessarie perché il sistema adottato sulla Rete è
più debole della vera e propria certificazione. Marchi 10
come quelli delle carte di credito o di istituzioni finanziarie
incaricate di provvedere alla transazione hanno
un ruolo di “testimonial” per rafforzare l’offerta del sito
che li espone in termini di serietà e competenza;
10 Capita spesso di vedere associati alle pagine Web di acquisto online
marchi come Visa, Mastercard, Telepay, o marchi di banche che supportano
il servizio di transazione in qualche sua parte. Negli Stati Uniti vi
sono marchi e servizi ad hoc per promuovere la confidenza del consumatore
online (TRUSTe, www.truste.org, è uno di questi).
conoscere, adottare e presentare in modo semplice
tutte le opzioni tecnologiche che permettono di effettuare
una transazione economica sicura;
invogliare il cliente ad acquistare online, proponendogli
la forma elettronica di acquisto a partire da quella tradizionale
e mostrandogli tutti i benefici ad essa associati;
fare un’azione mirata e molto attraente sui soggetti che
hanno in linea di principio maggiore facilità a comprare
online (vedi dati socio-demografici). In questo modo si
può abbassare la barriera di ingresso al Commercio Elettronico
nei confronti di coloro che si candidano poi a diventare
“opinion leader” tra gli altri utenti. Chi ha fatto un
acquisto online con un minimo di resistenza, farà tuttavia
il secondo con maggiore confidenza (se gli avete fornito
un buon servizio) e lo farà sapere al resto degli utenti.
Un bel mix di tutte le riflessioni fatte fin qui in questo capitolo
è dato dall’esempio delle Comunità Virtuali. Questi soggetti hanno
una storia non recentissima e sono apparsi sostanzialmente
con il nascere della comunicazione telematica. Tuttavia, con la
Rete è stato dato loro nuovo impulso e alcune loro caratteristiche
salienti sono apparse estremamente interessanti per le applicazioni
di Commercio Elettronico. Le Comunità Virtuali sono luoghi
della Rete (siti Web) che aggregano persone e aziende diverse
attorno ad argomenti specifici. Lo stile associativo spontaneo è
molto popolare negli Stati Uniti, dove esistono associazioni di
tutti i tipi, sia nel mondo tradizionale che in quello online. Anche
in Italia abbiamo recentemente visto nascere esempi simili.
Pickwick (www.pickwick.it) è un circolo letterario
sul Web. Gli interessi dei visitatori del sito sono legati alla
letteratura e ai libri. Nel panorama dell’informazione libraria,
Pickwick è uno dei tanti siti Internet ma fin dalle origini ha voluto sfruttare
appieno le potenzialità offerte dalla Rete: l’interazione e
la partecipazione. L’idea di fondo è parlare di libri e far
parlare chi ama leggere e scrivere. Il sito si caratterizza
per la sua “non convenzionalità”: Pickwick è costruito attorno a servizi abbastanza unici, non
coincidenti con quelli che si fanno tipicamente sulla carta, come le recensioni,
le interviste o la pubblicazione di inediti.
Su Pickwick si dà ampio spazio alle proposte dei lettori e il visitatore
può partecipare agli itinerari, al “dite la vostra”, giocare in spazi “ludici”
aperti alla partecipazione su concorsi letterari: dall’intervista immaginaria
al personaggio in cerca d’autore, all’ipse dixit (una frase scoperta
da qualcuno in un certo libro e che gli altri devono individuare).
Pickwick ha una redazione che crea un minimo di contenuto ma non
tutto. Il resto del contenuto è armonizzato dal sito in un prodotto coerente
ma diverse parti della ricca informazione presente sul sito è stimolata
o creata dalla stessa Rete: sono i partecipanti alla comunità che
segnalano novità, creano gli indovinelli e partecipano ai concorsi, mandano
racconti per fare conoscere le loro qualità di scrittori dilettanti.
L’obiettivo del servizio è quello di creare e consolidare una comunità
virtuale, un’audience qualificata a cui indirizzare messaggi pubblicitari
e opportunità d’acquisto senza scadere nello stile dell’intrusione.
Un appassionato di Pickwick può essere ben disposto verso una
pubblicità che gli fornisce un servizio di informazione per conoscere
le novità di prodotti o manifestazioni.
La logica della comunità virtuale è quella di ricostruire online tutte le
fasi della vita quotidiana, aggregando un mercato specifico che condivide
non solo gli interessi ma anche un certo stile di comportamento
D’altra parte, ci vuole un villaggio per fare un negozio, no?
L’esempio sulle Comunità Virtuali permette di presentare in
modo più chiaro il concetto di “contenuto transattivo” che aiuta a
definire meglio attorno a quali componenti si può costruire un sito
Internet di Commercio Elettronico. Fin qui abbiamo visto come
sia importante raccogliere in un disegno complessivo le due caratteristiche
fondamentali di un sito: i contenuti e l’interattività. Per
arrivare a fare Commercio Elettronico non possiamo non introdurre
una terza caratteristica, la transazione. A questo punto otteniamo
un mix di funzionalità uniche e assolutamente nuove, che si
combinano in ciò che viene chiamato contenuto transattivo . La formalizzazione di ciò che diremo è stata operata da Forrester Research
nel 1997 (http://www.forrester.com).
Arrivare a formulare una soluzione completamente transattiva
è ambizione confinata tuttora a pochi siti della Rete ma rappresenta,
in linea di principio un’opportunità di enorme portata.
La disponibilità di contenuto transattivo non è un imperativo del
Commercio Elettronico: si possono dare dei casi un cui una più
semplice combinazione di due sole caratteristiche della Rete
(due angoli del triangolo) sono già una soluzione vincente.
Tuttavia, la piena traduzione in concreto delle opportunità
Commercio Elettronico avviene al centro del triangolo in un mix
ben bilanciato delle tre componenti. Tra i casi presentati in questa
guida, il maggiore merito in tal senso spetta a GSMBox.
Domande da porsi:
1. conosco i visitatori del mio sito; so cosa fanno, quali pagine vedono
e cosa cercano con maggior frequenza? Cosa chiedono
quando mi scrivo un mail?
2. Quali strumenti fornisco ai visitatori per cercare una relazione
con la mia azienda?
3. Ho combinato in modo equilibrato la parte relativa ai contenuti
(ben aggiornati)? E la parte interattiva?
Conseguenze concrete:
1. con l’aumentare la complessità del sito è necessario coinvolgere
competenze diverse nella progettazione e figure professionali diverse
nell’amministrazione
2. un sito è un elemento vivo, espressione dell’azienda che vi sta
dietro. Il progetto di Commercio Elettronico è sempre in divenire
e non definito una volta per tutte; a priori
3. la Rete è fonte di innumerevoli sollecitazioni per l’azienda che
sono di estrema importanza per capire cosa funziona nella strategia,
cosa chiede il cliente, quali funzionalità possono essere sviluppate
a quali altre trascurate
4. sulla Rete si possono costruire strumenti e processi di vendita che
funzionano quando sono bilanciati nel mix tra contenuti, transazione
e interattività;
5. Oltre al design del sito, per raggiungere lo scopo si deve fare un
bel mix di marketing, aspetti tecnologici e funzionalità dei servizi
di Rete offerti ai clienti.
Cosa spinge a comprare online
Se un’azienda o un consumatore finale decide di acquistare
un prodotto via Internet è perché da questa operazione sa
di ricavare un beneficio altrimenti non ottenibile. Una volta lo si può anche fare per provare un’esperienza, “vedere
com'è”, ma in seguito ci si deve muovere attorno a una motivazione più
profonda, che risponda a specifiche esigenze.
La Rete è oggi un valido strumento per distribuire informazioni
ed è usata principalmente per questo proposito. La possibilità
di trasformare lo scambio di informazioni in scambio
commerciale e dare vita a transazioni commerciali complete
originate da Internet è possibile a queste condizioni:
1. riuscire a fare incontrare in Rete la domanda e l’offerta di
beni e servizi (con un linguaggio e un ambiente comune);
2. fare in modo che le due parti coinvolte nella transazione
dispongano di un medesimo sistema di pagamento;
3. avere un quadro legislativo di riferimento per le transazioni
in Rete condiviso tra le parti.
La prima condizione si è costruita negli ultimi anni con lo
sviluppo della Rete e oggi si può dire che è ampiamente soddisfatta.
Vi sono sulla Rete molte più aziende e opportunità di
affari che in qualsiasi fiera nel mondo e vi sono strumenti e siti
che hanno il preciso scopo di mettere in contatto domanda e
offerta di beni e servizi.
La seconda condizione è al momento parzialmente soddisfatta
da tecnologie in evoluzione e può essere ottenuta in due
modi: on-line e off-line.
Un pagamento off-line è una forma di pagamento che non
avviene al momento della transazione ed è delegata a canali
diversi da Internet. Forme tipiche per il B-to-C sono il pagamento
per contrassegno o per vaglia postale. Nel B-to-B il
classico pagamento via bonifico bancario a seguito della ricezione
di una fattura.
Il pagamento on-line avviene utilizzando lo stesso mezzo
sul quale viene effettuato l’ordine di acquisto. In questo modo
Internet integra anche la transazione finanziaria: nel caso B-to-
C la forma più comune è il pagamento con carta di credito e
nel B-to-B il bonifico online (tipo Telepay) o il pagamento effettuato
con un sistema simile all’EDI.
La terza condizione, il quadro legislativo, è oggi carente
ma in fase di veloce adeguamento. Per una analisi approfondita del tema rimandiamo al capitolo di questa guida. Il deficit legislativo,
associato alla scarsa conoscenza del tema del commercio
elettronico, produce attualmente un cocktail di sfiducia
rilevante nei consumatori e nelle aziende. È questa la barriera
più difficile da superare per promuovere la Rete come strumento
di vendita. Per ottenere successo nel Commercio Elettronico
è fondamentale dare risposta a esigenze di sicurezza e
saper trasformare i propri interlocutori sulla Rete in acquirenti.
Ci sono tre attenzioni da tenere presenti:
la fiducia dell’acquirente nel vostro servizio. Internet è
nata in un periodo di tempo molto breve e oggi vede
tra i suoi operatori di punta aziende nuove e marchi
spesso ignoti. La fiducia dell’acquirente, sia consumer
che business, è frenata dall’ignoranza nei confronti del
soggetto che egli si trova davanti: non è facile stabilire
con la stessa percezione del mondo fisico chi è un certo
interlocutore, se esiste davvero nel mondo reale, se
è un soggetto degno di fiducia;
la sicurezza delle transazioni. Il problema della sicurezza
è spesso molto sentito nell’opinione pubblica ed è
di gran lunga il più rilevante tra gli addetti ai lavori. La
mancanza di sicurezza sulla Rete viene intesa come
rischio di intercettazione di dati riservati, personali e
aziendali o intercettazione di comunicazione riservata
in genere. Il rischio è effettivamente presente perché
Internet è una rete aperta, cioé una rete di reti dove un
messaggio in transito tra due soggetti può attraversare
mediamente cinque o dieci tratti diversi, gestiti da operatori
diversi. La possibilità di criptare (cifrare) i dati in transito sulla Rete è la
soluzione adottata sulla Rete perché rende la comunicazione
incomprensibile a tutti tranne che al mittente e al
destinatario. Un problema spesso associato alla sicurezza è
il rischio di intrusione di soggetti esterni e male
intenzionati nel sistema informativo di un’azienda connessa
a Internet.
Per ognuno di questi aspetti esistono diverse soluzioni
tecnologiche che assicurano di fatto una sicurezza maggiore
rispetto a quella generalmente accettata nel mondo reale.
Per esempio, si prenda il caso di una persona che consegna
al ristorante la propria carta di credito al cameriere.
Questi potrebbe copiare i dati della carta per il proprio uso futuro
o utilizzarla per qualche minuto in modo illecito prima di riportarla
al proprietario. Tuttavia, dalla maggioranza delle persone questo rischio
non viene quasi mai percepito come un problema di sicurezza o di
riservatezza. Talvolta si obietta che la sicurezza della carta di credito
sta nella firma del suo proprietario: ciò è vero ma si deve tenere presente
che è sempre più diffuso il pagamento con carta di credito per telefono,
quindi senza firma, ed è generalmente accettato nel bilancio tra
un minimo rischio e la gran comodità che il sistema comporta.
La sicurezza dalle intrusioni è l’altro grande fattore di sfiducia verso la
Rete. La possibilità che una persona male intenzionata riesca a introdursi
nel sistema informativo di un’azienda attraverso Internet è effettivamente
concreta e vi sono dei precedenti famosi. Le tecnologie che evitano questi
problemi (Firewall, router “intelligenti”) superano spesso di gran lunga
le normali esigenze di sicurezza di una azienda. Ciò significa che Internet
finisce spesso per essere l’anello forte nella politica complessiva di sicurezza
di un’azienda che evidenzia clamorose debolezze su altri versanti.
Esistono casi in cui un’azienda è praticamente inattaccabile via Internet ma
poi nessuno conosce bene i nominativi delle persone che hanno le chiavi
delle porte, un certo tipo di documentazione o utilizzano le password di
controllo del sistema informativo. Anche in questo caso non si deve cedere
ai luoghi comuni e il grado di sicurezza Internet deve essere confrontato
con quello che si considera accettabile nel mondo fisico.
le garanzie sull’acquisto. L’acquisto in Rete è sostanzialmente
un acquisto a distanza. Nel caso B-to-C il
commercio a distanza deve permettere all’acquirente
alcuni diritti come la possibilità di restituzione della
merce entro un certo numero di giorni dalla consegna.
Nel caso del B-to-B tutti gli acquisti sono già effettuati a
distanza ma sulla base di conoscenze e relazioni esistenti
che sul Web possono essere solo elettroniche. Il
problema è tuttavia irrilevante nel commercio intraaziendale
o in una rete di clienti e fornitori che si struttura
attorno a una comune piattaforma di transazioni e
scambio di informazioni in Rete.
Oltre a ciò, la Rete pone problemi psicologici che non
vanno sottovalutati. La perdita di sicurezza nel Commercio
Elettronico può anche riferirsi ad un altro tipo di
minaccia: la perdita di un certo modo di lavorare, la resistenza
al cambiamento, il sospetto per le novità tecnologiche
che permea la nostra cultura. Un’azienda
quindi può ritenere il cambiamento del Commercio
Elettronico troppo radicale per il proprio business.
Domande da porsi (senza considerare problemi tecnici e
di budget):
1. vendere in Rete sarebbe conveniente per la mia azienda?
2. comprare in Rete sarebbe conveniente per i miei clienti (o per
quali di essi)?
3. dove posso agire per offrire un prodotto migliore in Rete: sull’assistenza,
le informazioni associate, il prezzo, la velocità, la comodità
dell’acquisto?
4. ho rapporti stabili con un insieme di fornitori / clienti a cui posso
proporre di migrare su Internet per la fornitura dei prodotti?
5. dove si formano i punti di attrito o i nodi della mia catena di
vendita? Potrei utilizzare la Rete per rendere più fluido il sistema
e risparmiare tempo e risorse?
La transazione economica in un ambiente virtuale
Al momento dell’acquisto può essere fornita all’utente la
possibilità di completare online la transazione economica. Nel
caso del B-to-C la transazione è di norma contestuale all’acquisto
mentre nel B-to-B l’ordine di acquisto deve avviare un
processo di fatturazione e infine di pagamento più complesso,
non risolvibile in qualche “successione di click”.
A seguito di un incontro su Internet tra un acquirente e un
sito commerciale si può concludere una transazione sulla
stessa Rete se si dispone di un sistema di pagamento online.
In questo caso Internet diventa un autentico mercato telematico,
come quello oggi in uso sui mercati finanziari. La differenza
sta nel fatto che Internet è un mercato aperto a tutti i soggetti
che ne entrano liberamente a far parte e sulla Rete non si rimane
confinati a un settore merceologico specifico.
La definizione di un servizio per la transazione economica
in Rete è una delle parti più delicate di un progetto di Commercio
Elettronico. Il sistema è tuttavia fondamentale per ottenere
una soluzione completa di Commercio Elettronico e sfruttare
al massimo il potenziale della Rete. Internet, infatti, può
soddisfare tutte le esigenze della catena di vendita, integrando
l’intero processo su un solo canale.
Il sistema di pagamento online oggi più utilizzato in Rete in
applicazioni B-to-C è il protocollo SSL per le carte di credito.
Nel B-to-B vi sono offerte diverse da parte di banche nazionali
che si basano sui servizi di SSB13.
L’offerta di sistemi di pagamento online è in fase di evoluzione
per una serie di fattori diversi:
l’attesa di un sistema condiviso relativo alla firma digitale
che equipari i documenti elettronici e le transazioni
elettroniche a quelle abituali del mondo reale (con tutte
le caratteristiche del caso come la non repudiabilità di
un contratto elettronico e il suo valore legale)
la definizione di protocolli e procedure che rendano lo
scambio dei dati in Rete sempre più sicuri
l’adeguamento tecnologico degli operatori del mondo finanziario
che hanno dato seguito alla Rete con un’offerta commerciale
inadeguata rispetto alle esigenze del mercato.
Un maggior dettaglio dei sistemi di pagamento è fornito in seguito, in
un capitolo a parte.
Domande da porsi:
1. è importante esaurire il processo di acquisto online sul mio sito
aziendale con una forma di pagamento elettronica?
2. È preferibile una forma di pagamento off-line? Per esempio: contrassegno
o bonifico?
3. Il sistema di pagamento lo scelgo sulla base delle preferenze dei
miei clienti o sulla base del funzionamento del sistema gestionale
attuale dell’azienda?
4. La mia banca offre strumenti particolari per facilitare il processo
di vendita online?
5. Sono consapevole di tutto l’impianto legislativo e fiscale legato
alla vendita online?
Provvedere alla spedizione del bene (la logistica)14
Il penultimo atto del processo commerciale è la spedizione
del prodotto acquistato dal cliente. Più in generale, il tema di
questo paragrafo tocca la gestione della logistica in un processo
integrato su Internet.
L’ultimo atto infine è l’assistenza post-vendita che è
sostanzialmente simile alla parte di comunicazione e
relazione con il cliente. Il problema della consegna del
prodotto non si pone e, anzi, si risolve elegantemente, nel
caso di alcuni servizi descritti in precedenza o di beni
intangibili. In generale, il problema della consegna
scompare nel caso di vendita di beni “fatti di bit” che
possono quindi essere spediti attraverso la rete Internet:
tra di essi si trovano il software, le notizie, i rapporti
di consulenza, la grafica, i servizi di traduzione. La
famiglia di questi prodotti è oggi limitata dalla lentezza
delle connessioni in Rete ma potrà essere in futuro
accresciuta da prodotti multimediali di intrattenimento come
la musica, i film e quello che oggi in generale chiamiamo
TV.
Per tutti gli altri beni che sono fatti di atomi, e devono quindi
essere trasportati a destinazione, il sistema logistico è un
elemento critico, soprattutto nei servizi B-to-C che richiedono
tempi molto brevi di consegna per essere concorrenziali con i
sistemi tradizionali.
Per esempio, Dell Computer vende PC solo via Internet.
Un calcolatore confezionato dall’utente secondo le
proprie necessità dal sito di Dell alle 9 del mattino di lunedì può
essere sul camion di consegna alle 9 di sera del giorno seguente. Nelle
trentasei ore di tempo che passano dall’ordine alla spedizione, Dell deve
ordinare e ricevere i componenti richiesti dall’utente finale dai magazzini
dei fornitori. Integrando nella catena il pagamento elettronico,
Dell incassa entro 24 ore l’ordine di acquisto dell’utente e riduce i tempi
di latenza in magazzino fino all’ordine della singola giornata.
Allo stesso modo, Internet integra le fasi del ciclo di acquisto permettendo
all’utente di compiere nel medesimo tempo la ricerca, il
confronto, e la configurazione di un prodotto o un servizio e l’acquisto
in una singola sessione interattiva. Anche il servizio di post-vendita
può essere integrato sullo stesso canale, a distanza di tempo. Ciò che
fornisce Federal Express (il tracking del bene spedito) può essere fatto
in molti modi. Un fornitore di software può fornire l’assistenza all’installazione
e alla configurazione del prodotto dopo che l’utente
ha scaricato l’applicazione.
Rispetto ai processi di acquisto tradizionali, nel Commercio
Elettronico si assiste allo spostamento dell’attività distributiva
dal distributore al venditore. È a quest’ultimo che spetta
ora la gestione delle modalità di invio del bene acquistato.
Per i beni fisici è opportuno fare una distinzione tra beni di
basso valore il cui processo di approvvigionamento è continuo
(ad esempio i beni acquistati nei supermercati) e quelli ad elevato
valore per i quali il processo di ricerca, di acquisizione di
informazioni e di confronto risulta essere lungo.
Nel primo caso il costo distributivo risulta essere piuttosto
elevato rispetto al prezzo tradizionale: infatti, nel prezzo tradizionale
manca la componente di costo logistica, sopportata dal
cliente che si muove per prelevare il bene nel punto distributivo.
Tale svantaggio scompare invece nel secondo caso dove l’incidenza
del costo logistico sul prezzo totale risulta essere sensibilmente
minore (il caso, per esempio, di un PC acquistato in Rete).
Il primo elemento da valutare nella logistica è la quantificazione
del costo relativo alla distribuzione del bene. Da ciò si
può decidere se utilizzare una rete distributiva esistente o un
corriere e scegliere di essere competitivi sul servizio (prezzo
sostanzialmente identico ma maggior comodità per il cliente)
oppure sul prezzo (minor prezzo per il bene acquistato online).
Il costo globale di un bene acquistato online deve essere calcolato
sommando la componente di trasporto e quella di prodotto:
in questo modo si può confrontare il prezzo online con
quello dei canali di acquisto tradizionali.
Se la merce acquistata può essere consegnata ovunque
(il Commercio Elettronico non conosce di per sé barriere geografiche)
si deve prestare grande attenzione alla gestione del
processo di distribuzione. Inoltre, se la distribuzione coinvolge
un numero elevato di spedizioni si richiede un’attenta opera
di ottimizzazione del ciclo di consegna. Ne consegue la necessità
di riprogrammare il sistema distributivo e di misurarlo
nelle sue performance: vanno comunicate al cliente le date
presunte di consegna, il luogo di consegna e la tipologia di
vettore. A meno che vi sia la possibilità di gestire con strutture
proprie il processo, ci si deve affidare ad un mix di delivery
service esterni (posta, corriere, ferrovie, collettamisti, specialisti
di consegne a domicilio, consegne attraverso punti di intercettazione
quali esercizi, stazioni autostradali, ecc..). I soggetti
a cui appoggiarsi non devono essere molti, ma un numero
sufficiente per soddisfare i bisogni di copertura territoriale, i
tempi di consegna, il prezzo e le garanzia di continuità e livello del servizio. Naturalmente, il servizio deve essere in grado
di gestire con flessibilità il reclamo, il rifiuto delle consegne, e
il pagamento in contrassegno.
L’elevato livello di informatizzazione raggiunto da certi operatori
del settore consente, per altro, di rendere disponibili al cliente
servizi di tracking & tracing della spedizione senza che il costo
del servizio sia aggiuntivo rispetto a quello della consegna.
Strutture come FedEx (www.fedex.com), DHL (www.dhl.com)
ma anche le stesse Poste Italiane con il servizio di posta celere
(www.postacelere.poste.it) consentono di verificare lo stato della
spedizione di un bene inserendo il codice che gli è stato attribuito
al momento dell’invio. I gestori dell’attività distributiva
che, direttamente o attivando opportune sinergie, sono in grado
di affrontare spedizioni particolari sia in termini di dimensione
che di tipologia di prodotto (es. medicinali, alimentari, beni
deperibili, beni da trasportare a determinate condizioni di temperatura),
consentono all’azienda di terziarizzare interamente il
processo distributivo legato alla vendita online, con evidenti
vantaggi qualitativi e di costo. La terziarizzazione di tali attività
su un giro d’affari significativo produce infatti le economie di
scala e di replicazione del processo che consentono di ottenere
il vantaggio competitivo rispetto ai sistemi tradizionali.
La gestione interna del processo di delivery rappresenta in
ogni caso una possibilità per le aziende che provvedono già a
gestire questa fase o che devono abbinare alla consegna servizi
supplementari. Attività d’installazione o attività di formazione,
che garantiscono spesso una buona remunerazione
permettono di diluire l’onere del trasporto, generalmente superiore
a quello delle strutture specializzate, all’interno di un
insieme di costi diversi, mantenendo una buona competitività
del costo rispetto ai processi tradizionali. È necessario tener
presente che nel caso in cui sia la stessa struttura dell’azienda
a gestire la fase di delivery, saranno opportune alcune limitazioni sulle aree geografiche di disponibilità del prodotto, sulla
base della zona di copertura del servizio.
In genere tale limitazione si ottiene informando l’utente sulle
aree di distribuzione e contemporaneamente consentendo
nel form d’ordine, strutturato dall’azienda, solamente la selezione
di paesi previsti.
I dati necessari alla definizione della spedizione saranno
standardizzati sulla base di ipotesi di costo predeterminate attraverso
accordi commerciali con gli operatori specializzati o
con l’attività di pricing effettuata sui servizi gestiti internamente.
La necessità di definizione di questo elemento in fase di
strutturazione dell’ordine da parte del cliente richiede la limitazione
ad una serie di possibilità in termini di volume o quantità
riconducibili a tariffe predefinite.
È fondamentale poter chiudere l’intero ciclo d’acquisto
con la formalizzazione dell’ordine e la selezione delle modalità
di invio senza rinviare ad una successiva definizione dei costi
di trasporto.
Risulterà abbastanza semplice procedere secondo schemi
predefiniti nel caso del commercio Business-to-Consumer a meno
che non si tratti di merci con caratteristiche particolari,
mentre ci potranno essere alcuni problemi per attività commerciali
Business-to-Business specifiche, legate per esempio a
volumi di difficile gestione, al trasporto di materiali delicati o
alla composizione di spedizioni molto articolate.
Sia la gestione interna del processo distributivo che il ricorso
all’outsourcing richiedono l’integrazione con il sistema
di gestione economico-finanziaria e con quello degli approvvigionamenti
per poter gestire procedure di ordine automatico
per il riallineamento delle scorte al livello minimo interagendo
con i fornitori o con la struttura produttiva.
Questa fase di riorganizzazione dei “processi digitali”, di
cui il Commercio Elettronico è solo una parte, deve considerare
l’intero progetto dell’azienda online in relazione a fornitori
che non si limitano ai service provider. Anche ai gestori del sistema
informativo aziendale si dovranno richiedere importanti
interventi in termini di upgrade hardware e software, in modo
particolare quando l’obiettivo finale è quello di una completa
integrazione e automazione del processo di vendita online.
In conclusione, la logistica per il Commercio Elettronico è
una componente che può avere un impatto rilevante sul processo
della vendita di beni e servizi sulla Rete15. Alcuni fattori
importanti da prendere in considerazione e analizzare nei dettagli
sono i seguenti:
la soglia minima della quantità di prodotto che è vantaggioso
spedire a un singolo cliente
integrazione tra disponibilità di magazzino ed evasione
di un ordine (vendo un prodotto che ho già? Come so
di averlo a magazzino?)
dove viene fatto il “packaging” del bene ordinato online?
E il “picking”?
come trattare bolle, fatture e firme del cliente? E in caso
di dati di spedizione e di fatturazione diversi?
gestire le spedizioni in conto merce o in conto vendita
Idee molto valide e modelli di Commercio Elettronico vincenti
possono purtroppo arenarsi su problemi di questo tipo, legati
sostanzialmente al processo di lavoro, ai sistemi informativi utilizzati
e ai servizi offerti da terze parti. Prima di partire a vendere online
assicuratevi dunque di riuscire a far arrivare a destinazione il
bene venduto via Rete: i sistemi informativi viaggiano alla velocità
della luce e reggono bene cento ordini al giorno o mille al secondo
(è solo una questione di macchine). I sistemi logistici, invece,
lavorano con gli oggetti, nel traffico delle strade e su un territorio
grande potenzialmente quanto il mondo. Per esempio, finché spedire un CD via corriere costerà una quota rilevante
del prezzo totale del prodotto è impossibile che un mercato B-to-C decolli
nel nostro paese come avvenuto, per esempio, negli Stati Uniti.
Conclusione: l’integrazione necessaria
Il Commercio Elettronico esige una forte integrazione dei
componenti descritti. Il processo di integrazione può essere
molto complesso e costoso perché richiede l’adeguamento
dei processi aziendali e, spesso, di tutto il sistema informativo.
Gli elementi toccati dalla trasformazione vanno dall’amministrazione,
alla gestione degli ordini (talvolta della produzione),
dalle transazioni finanziarie fino alla gestione logistica.
Per facilitare l’integrazione dei sistemi informativi aziendali
con le procedure tipiche del Commercio Elettronico (transazione
e logistica) sta nascendo una nuova famiglia di fornitori di
servizi, i CSP, ovvero “Commerce Service Provider”. In futuro potremo
chiedere ai CSP servizi sempre più raffinati. Essi cureranno
un’offerta sempre più flessibile per fornire alle imprese una
soluzione modulare e completa per il Commercio Elettronico.
Il ruolo dei CSP è di estrema rilevanza per il tessuto produttivo
del nostro paese. Con milioni di piccole imprese, l’Italia
ha una varietà di business, di competenze e di fantasia invidiabile,
che può trovare nella Rete uno strumento di amplificazione
delle opportunità. Per ottenere lo scopo di portare sempre
più PMI in Rete è necessario abbassare il livello di ingresso:
1. dal punto di vista della fornitura tecnologica. Per esempio,
è oggettivamente difficile, mettere in piedi un server
di transazioni finanziarie: un CSP può fornire questo
elemento della catena di vendita con un servizio in
outsourcing.
2. dal punto di vista dei costi. Non tutti possono provvedere
autonomamente a costruire e amministrare un’infrastruttura
completa di vendita online. I CSP possono
erogare in outsourcing molti step del processo e fatturare in modo progressivo,
in relazione al venduto. Il servizio ideale, che vedremo
definirsi nei dettagli in futuro, è basato sul costo del
servizio basato sull’unità di bene
venduta. L’azienda che desidera vendere online potrà pagare il
servizio di un CSP solo in relazione al fatturato effettivamente
prodotto online.
Domande da porsi (tutte necessarie: se a qualcuna rispondi
no, torna al via e rifletti): 1. ho delineato una chiara strategia per lo sviluppo della mia attività
nell’online?
2. Ho tutti gli elementi o le risorse interne/esterne per tradurre l’idea
in un servizio?
3. Ho poi le risorse per amministrare il sito e i servizi online una
volta realizzati?
4. So far fronte ai problemi che potranno emergere con l’iniziativa
(gestione degli ordini, conflitti di ruolo, riassegnazione di ruoli,
riqualificazione delle competenze, tensioni con fornitori o con la
catena di vendita etc…)?
5. Sono convinto che la Rete cambia tutto (nei limiti del mio business)
e che mi gioco un’opportunità storica?
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