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Come muoversi nel business
elettronico
Prima di avventurarsi in un progetto di commercio elettronico
è necessario soffermarsi un po’ di tempo e capire le dinamiche
nuove che agiscono nel mondo della Rete.
Infatti, il percorso verso il commercio elettronico pone dei
problemi intermedi che devono essere superati con un cambiamento
di stile di lavoro e una profonda revisione dei processi
aziendali. I cinque passi verso una completa soluzione di
commercio elettronico devono quindi prevedere la definizione
di una strategia precisa, articolata in cinque passi:
Per completare i cinque passi si deve agire su più fronti, all’interno
e all’esterno dell’azienda, e conoscere le tecniche
fondamentali della comunicazione e del marketing in Rete.
In questo capitolo prendiamo in considerazione gli aspetti
tipici dell’attività commerciale tradizionale e li presentiamo nelle
forme che essi assumono quando vengono affrontati nel
mondo dell’online.
La comunicazione in rete
Ogni azienda produce periodicamente un insieme di pubblicazioni
cartacee che definiscono l’insieme della documentazione
istituzionale: brochure eleganti e descrittive, cataloghi
di prodotti, bilancio e lettere ai soci, opuscoli relativi alla storia
e alla “mission” della società.
Sono queste stesse informazioni che, di norma, costituiscono
la base di partenza per la costruzione del sito aziendale.
Il sito Web viene visto come versione elettronica di una serie di
documenti cartacei indirizzati a diverse figure di personale,
coinvolte a vario titolo nell’attività aziendale. Il primo obiettivo
di un sito Web commerciale è quello di comunicare attraverso
Internet le stesse informazioni che vengono da sempre erogate
su altri canali. I vantaggi sono molti ed evidenti:
risparmio di tempo nell’aggiornamento dei contenuti;
risparmio economico ottenuto attraverso un minor costo
di realizzazione del materiale e, soprattutto, di distribuzione;
miglioramento complessivo del flusso di comunicazione
tra il centro (l’azienda) e la periferia (rivenditori, soci, fornitori
e clienti, dipendenti) con la ulteriore possibilità di colloquiare
grazie all’interattività della comunicazione di Rete.
Un ulteriore vantaggio è di tipo dimensionale e deriva dal
fatto che la rete Internet è pubblica e la comunicazione potenzialmente
aperta ad un insieme di persone valutabile in centinaia
di milioni di unità.
La differenza sostanziale della comunicazione via Web rispetto
ai mezzi tradizionali è nella dinamica della sua fruizione:
la decisione di visitare un sito è lasciata all’utente ed è guidata
dai click del mouse, che sono ovviamente gesti volontari. La
modalità della comunicazione cambia in modo conseguente,
verso uno stile necessariamente attrattivo e appagante nei
confronti del visitatore. La comunicazione sul Web, per essere
efficace, deve produrre nell’interlocutore un valore percepito
mediamente più alto della comunicazione tradizionale. Il risultato
può essere ottenuto attraverso opportune scelte di base
nella costruzione del sito e dei suoi servizi.
Gli elementi critici di un sito aziendale dal punto di vista della
comunicazione online sono riassumibili nei punti seguenti:
1 -Gli aspetti tecnici legati ai contenuti
I contenuti delle pagine pubblicate sul Web sono esposti
al vincolo legato alla pesantezza dei documenti. Oggi
le velocità tipiche di scaricamento di una pagina dal
Web oscillano intorno ai 2 kB al secondo. Per questa
ragione le pagine del Web non possono pesare più di
una ventina di kB in modo da essere completamente
visibili nel giro di pochi secondi. Le immagini possono
abbellire le pagine ma rallentano in modo significativo,
talvolta in modo insopportabile, la visione dei contenuti.
Lo stesso dicasi per gli applet Java.
La compatibilità dei browser è un altro spinoso problema.
Ciò che chiaro e comprensibile per un tipo di browser
può non esserlo per un altro. Per essere certi di
fornire il medesimo contenuto a tutti gli utenti, è fondamentale
verificare la bontà delle pagine create guardandole
con browser diversi e versioni diverse. Ciò vale
soprattutto per le estensioni Javascript.
2. La qualità dei contenuti
I contenuti pubblicati sul Web devono essere curati in
una forma diversa perché vengono letti in modo diverso.
Il linguaggio utilizzato sulle pagine del Web deve
essere veloce, sintetico ed essenziale, come un linguaggio
“a flash”. È certamente possibile inserire dei
documenti più lunghi ma è preferibile proporlo come
opzione a parte per l’utente che decide di scaricare e
stampare gli approfondimenti.
3. La modalità di fruizione dei contenuti
Il vostro visitatore legge ciò che gli proponete con il
mouse costantemente in mano. Tutto sul Web è a un
click di distanza: quanto gli è stato facile trovarvi, tanto
gli sarà facile andarsene dal vostro sito. Per essere efficaci
nella comunicazione si deve soddisfare una sua
esigenza particolare, trovare sempre una buona ragione per stimolare in lui l’interesse a conoscervi e entrare
in contatto con voi.
4. I servizi online
I contenuti testuali di un sito – sebbene ben impaginati
e piacevoli – possono non bastare a costruire relazioni
commerciali. Il sito va anche pensato in funzione di un
servizio ben preciso che trova nel Web un canale preferenziale.
Vi sono diversi casi brillanti di aziende che
hanno promosso la loro visibilità sul Web non con un
sito di puro contenuto ma con veri e propri servizi.
5. Il valore percepito nella visita
Alla fin fine, un utente della Rete vi verrà a trovare se gli
darete un buon motivo per farlo. Dopo la curiosità della
prima volta, il percorso verso la fidelizzazione richiede
che ad ogni visita al vostro sito voi riusciate ad dare all’utente
una qualche forma di valore.
6.Il marketing in rete
In linea di principio, la Rete permette di realizzare il sogno
più recondito di ogni responsabile marketing: raggiungere tutto
l’insieme di soggetti che compone mercato potenziale di
un’azienda e offrire a ciascun soggetto il prodotto preferito in
relazione alle sue esigenze, il one-to-one marketing.
Ciò è possibile perché sulla Rete si realizzano due condizioni
di base difficilmente soddisfabili nel mondo tradizionale:
6.a la Rete è aperta a un insieme di persone che accede ai
contenuti senza conoscere confini geografici, senza attriti
e disturbi dovuti alla distanza, senza significativi
costi di trasporto e di accesso delle informazioni;
6.b la Rete è interattiva, e ogni informazione che viene data
è preceduta da una richiesta dell’utente. I giornali, la
radio e la TV, mezzi di comunicazione non interattivi
ma diffusivi, sono molto meno precisi nell’identificazione
del “target”. In termini di marketing, essi, di norma,
“sparano nel mucchio” e raggiungono i potenziali clienti
raggruppandoli in insiemi di soggetti identificati in
modo più o meno preciso. Solo la Rete arriva al singolo
soggetto, senza ritardi di tempo e con la possibilità di
stimolare una risposta immediata sullo stesso canale di
comunicazione.
Per arrivare a individuare e isolare il mercato sulla Rete si
può procedere con approssimazioni successive, a partire dal
contatto con un’audience generica che assume progressivamente,
nel tempo, connotati sempre più precisi e rispondenti
alle esigenze dell’azienda.
Presentiamo l’idea di un percorso che si svolge in modo
progressivo nel tempo (direzione verticale ascendente) e che
ad ogni passo coinvolge un numero diverso di soggetti (direzione
orizzontale). Il processo di individuazione del target impone
di operare precise scelte di comunicazione e servizi online
ad ogni suo passo.
Attività e servizi on line Parole chiave nodi critici
Transazioni commerciali, servizi di postvendita.
Maggior cura e prossimità al
cliente attraverso l'assistenza online
Stile di comunicazione
orientato all'iterazione e alla
conoscenza del visitatore.
Scambio di valore nella
forma del “baratto”
Stile di
comunicazione
gratuito e
disponibile
Personalizzazione
Efficienza
Cura del cliente
Senso di appartenenza
Targettizzazione
Fidelizzazione
Promozione
Audience
“Branding”
Clienti
Insieme
selezionato
di utenti
Larga base di visitatori
Primo passo: la ricerca dell’audience
Al livello più basso, l’idea di fondo è quella di raccogliere
attenzione. La cosa è tutt’altro che facile perché sulla Rete esistono
quasi cinque milioni di siti come il tuo e, diciamo, cento
milioni di utenti che accedono al Web una volta al giorno. La
media di audience per sito si misura quindi in decine o centinaia
di unità e ciò significa che è estremamente dispersa. Ciò
tuttavia non deve preoccupare: l’obiettivo è arrivare a individuare
proprio quelle centinaia di persone che sono o potrebbero
diventare tuoi clienti o partner commerciali.
A questo stadio di sviluppo si deve comunicare l’esistenza
del sito e far conoscere l’azienda attraverso la Rete. Vi sono
alcuni strumenti e accorgimenti che permettono di raggiungere
lo scopo:
seguire il più possibile le convenzioni. È importante registrare
un dominio che sia il più possibile rispondente
al nome della vostra azienda o di un determinato prodotto
che volete comunicare e vendere online. Gli utenti
verranno a cercati anche solo basandosi sulla elementare
convenzione secondo la quale la ditta Rossi si
trova all’indirizzo www.rossi.it o www.rossi.com (ma
non tanto facilmente a www.rossi-spa.it)16;
la comunicazione attraverso la documentazione istituzionale
della società. L’esistenza del sito può essere
segnalata sulla carta intestata, i biglietti da visita, le
brochure, i cataloghi di prodotti, la pubblicità tradizionale.
Sempre più spesso si utilizza l’indirizzo Web o Talvolta, purtroppo, ciò non si potrà fare perchè lo spazio disponibile
nella registrazione dei domini è limitato a un solo nome per ogni dominio
di primo livello (.it o .com). Esistono infatti 8178 ditte Rossi in Italia
(ricerca su Pagine Gialle online effettuata ad Aprile ‘99) e non è evidentemente
possibile a più di due o tre di esse la registrazione del nome. In
questo caso si dovrà considerare la registrazione di un dominio con un
altro nome da associare all’azienda. È comunque strategico considerare
la registrazione di un dominio anche senza un suo immediato utilizzo.
N O T E
una casella di posta elettronica accanto al numero di
telefono o all’indirizzo fisico di un’azienda;
la segnalazione del sito sui motori di ricerca e le guide
della Rete. Tutti i motori di ricerca e le principali directory
del Web ti offrono la possibilità di segnalare il tuo sito e
aggiungerlo ai loro indici. Questo intervento ha già una
precisa rilevanza in termini di targetizzazione e sarà trattata
in modo più dettagliato nel prossimo paragrafo;
lo scambio di link con altri siti che abbiano affinità di
contenuti e business complementare al tuo. In questo
modo si può condividere il traffico con altri siti della Rete
e avvicinare un numero maggiore di visitatori.
A questo stadio si deve prestare grande attenzione allo stile
di comunicazione. Le pagine devono essere semplici e leggibili,
compatibili con i browser e senza troppi contenuti autocelebrativi
che spesso non servono e possono confondere. Il
sito della tua azienda dovrebbe produrre una piacevole e utile
esperienza per il visitatore e non essere costruito per soddisfare
la compiacenza dei tuoi colleghi.
Ricorda inoltre che lo stile della Rete è nato e si è sviluppato
negli Stati Uniti e in ambito universitario. Memore delle sue
radici, spesso esso si esprime con un linguaggio molto informale,
fatto di brevi frasi e concetti sintetici. Inoltre, un sito
aziendale non può non essere in qualche misura assimilato a
uno spot pubblicitario e ricalcare la stessa leggerezza e immediatezza
nella comunicazione.
Infine, se il tuo business ha un respiro internazionale è necessario
prevedere una parte del sito in lingua inglese o nella
lingua del mercato in cui l’azienda è presente. Ci riferiamo, per esempio, a manifestazioni di rococò letterario come la
lettera del presidente o la celebrazione della mission aziendale in prima
pagina, sostanzialmente inutili al fine del coinvolgimento
dell’utente, anzi talvolta irritanti.
Un altro aspetto da considerare è la promozione del marchio
dei prodotti e del nome dell’azienda. Non sempre la classica
presentazione dell’azienda e del suo prodotto può essere
adatta alla Rete e alle finalità dell’attività commerciale. Talvolta,
l’associazione di contenuti specifici o di un servizio al marchio
di un prodotto può essere un’operazione di comunicazione
più significativa ed efficace.
Si pensi alla pagina Philipp Morris sui quotidiani nazionali,
con l’elenco di alcune iniziative culturali di tutto
un mese in Italia. Qualcosa di analogo è stato fatto anche sulla
Rete, per esempio da Heineken (www.heineken.it). Come fare a
parlare di birra online e promuovere il marchio? Heineken ha creato
un sito che parla di musica. Sul sito, accanto agli immancabili ritratti
del bicchiere di birra, il visitatore trova le date di festival e concerti,
le birrerie in cui ascoltare musica e la possibilità di ordinare i biglietti
di alcuni spettacoli.
Per coinvolgere gli utenti efficacemente attraverso la Rete
è necessario prestare attenzione a integrare correttamente la
comunicazione via posta elettronica con il WWW18. In molti casi,
la posta elettronica assume la stessa funzione di un numero
verde, cioé un’opportunità che l’azienda offre ai propri interlocutori
al fine di favorire il contatto e la comunicazione. Un
buon sito aziendale deve offrire al visitatore la possibilità di entrare
in contatto con il personale interno.
L’assistenza via mail, oltre ad essere un utile e buon servizio
di per sé, genera in azienda maggior consapevolezza sui
reali bisogni dei visitatori del sito. Conoscere i motivi e i bisogni
che guidano una persona a visitare il tuo sito, infatti, non è
scontato e ciò che i visitatori ti chiedono aiuta a focalizzare
meglio i loro bisogni. Il caso tipico è dato dalla casella di posta del tipo info@.
Altre volte si esistono caselle di posta associate ad una funzione
aziendale o ad un prodotto.
Accanto a queste attenzioni si possono poi intraprendere
iniziative pubblicitarie sui mezzi tradizionali o sull’online per
dare maggior impulso alla fase di comunicazione. La pubblicità
online rappresenta uno strumento estremamente interessante
per individuare il target preciso di interesse per l’operazione
commerciale.
Secondo passo: isolare e fidelizzare il proprio mercato
Lavorare sulla quantità spesso non produce di per sé risultati
significativi. La quantità di visitatori serve a fare un passo
successivo, verso l’individuazione precisa di utenti e potenziali
clienti e non più semplici occhi curiosi di passaggio sul sito.
Al fine di raggiungere lo scopo si devono mettere in gioco nuove
tipologie di interazione con la Rete e campagne di comunicazione
e pubblicità più mirate verso il target di interesse.
Alcune attenzioni nella fase di attivazione del sito vanno
già nella direzione di proporre l’azienda a una comunità di
utenti individuata secondo determinati interessi:
1. la segnalazione nelle guide di ricerca del Web segue
una precisa classificazione del settore merceologico o
industriale in cui opera l’azienda. Come nelle ben note
Pagine Gialle (o Pagine Utili) segnalando il vostro sito
voi avete la possibilità di scegliere in quale settore collocarvi:
ciò aumenta le probabilità di incontrare il bisogno
di utenti che cercano informazioni laddove voi fornite
i vostri prodotti o servizi;
2. la stessa cosa può essere fatta nei motori di ricerca
ma con una modalità diversa. In questo caso si deve
agire nel contenuto stesso delle pagine del sito operando
sulle cosiddette meta informazioni da inserire in
modo opportuno; La cosa comporta alcuni dettagli tecnici da lasciare all’esperienza di
chi scrive le pagine HTML del sito. L’individuazione delle parole chiave
da associare alle meta informazioni è tuttavia opera di chi ha responsabilità
o conoscenze di marketing in azienda.
3. la possibilità di attingere a mailing list aziendali (posta
ordinaria o posta elettronica) è una opportunità per segnalare
a un pubblico già selezionato l’esistenza del sito
o il lancio sul sito di prodotti o iniziative particolari;
Vi sono ulteriori accorgimenti che seguono il momento
preciso della costruzione del sito e del suo lancio e si inseriscono
in una strategia di più ampio respiro. Tra di essi, citiamo
alcuni dei più comuni.
1. creare un servizio di fidelizzazione, nella forma di
una newsletter. Un sito che periodicamente crea nuovi contenuti
può decidere di confezionare una sorta di rivista elettronica
da segnalare o mandare agli interessati a precise
scadenze (tipicamente mensili). Chiedendo ai visitatori del
sito di dare il proprio indirizzo di e.mail 20 per ricevere la
newsletter si ottengono diversi benefici:
la creazione di una mailing list elettronica di nominativi
interessati ai prodotti dell’azienda. Il servizio va nella direzione
di individuare un insieme di persone più motivate,
avendo questi interlocutori manifestato un preciso
interesse a entrare e rimanere in contatto con voi;
la fidelizzazione: raggiungere ad ogni nuovo numero della
newsletter la propria base di clienti o utenti interessati;
la capitalizzazione del traffico del sito. Chi è venuto una
volta e si è iscritto al servizio non si dimentica più di
voi. Siete voi stessi, infatti, a ricordargli prodotti e attività
dell’azienda e stimolare nel tempo il suo ritorno al
vostro sito;
Servizi più evoluti di fidelizzazione e targetizzazione comportano
l’uso di tecniche di personalizzazione di un determinato
servizio. Tali accorgimenti sono piuttosto costosi e giustificati solo da settori di business specifici o situazioni di notevole
valore strategico .
2. promuovere sul proprio sito un ambiente di partecipazione,
ove sia possibile la discussione tra chi vi partecipa
e ottenere risposte alle domande poste dai visitatori.
Se ciò non può essere fatto sul proprio sito, si può partecipare
a gruppi di discussione (o newsgroup) e comunità virtuali
che raccolgono interessi vicini a quelli dei vostri clienti.
la partecipazione ai gruppi di discussione permette di
conoscere l’umore e le opinioni di un certo gruppo di
persone. Un’azienda può partecipare a tali ambienti rispettandone
però l’impronta pre-commerciale e proponendo
messaggi e valutazioni in modo educato, non
smaccatamente promozionale, secondo le regole del
buoncostume della Rete;
alcuni siti riescono ad aggregare soggetti definiti in modo
preciso sulla base di specifici interessi . Essi costituiscono
una interessante opportunità per incontrare un
mercato ben definito. Generalmente un’azienda può
decidere di interagire con i soggetti di una comunità
virtuale attraverso la pubblicità o, meglio, la sponsorizzazione
del sito.
3. condurre campagne pubblicitarie online. La pubblicità
su Internet offre alcuni vantaggi significativi e alcuni
strumenti di enorme potenza per l’individuazione del target:
la possibilità di muoversi sullo stesso mezzo: sul Web un
utente che vede un’inserzione pubblicitaria può accedere
immediatamente al sito dell’inserzionista . Si pensi, ad esempio, alle riviste di Rete (come Repubblica.it) o a grandi
siti di riferimento come i portali (Altavista, Yahoo!, Italia OnLine,
Excite e altri). Si pensi, per esempio, a Pickwick.it per i libri, WebTime per l’informazione
in Rete (www.ipse.com/webtime), gsmbox.com per i cellulari o
Margherita.net per le donne
. La pubblicità su Internet non comunica
solo uno slogan o un emozione (come quella classica
su un giornale) ma offre la possibilità di un contatto al
sito dell’inserzionista.
la possibilità di incontrare un insieme di persone definito
con estrema precisione. Sui motori di ricerca e le guide
del Web le persone manifestano automaticamente le
loro esigenze semplicemente cercando alcune informazioni
piuttosto che altre, a certe ore del giorno, in
modo più o meno approfondito. Per esempio, la pubblicità
online permette (in linea di principio) di raggiungere
con buona precisione quelle dieci persone che
ogni giorno cercano informazioni sui laminati plastici
prodotti in Sardegna.
il basso costo di una campagna pubblicitaria online
quando questo venga paragonato a quello dei mezzi di
comunicazione tradizionali a parità di precisione nell’individuare
il target.
l’efficacia della pubblicità online: il banner raggiunge
una persona che è mediamente più motivata e meno
passiva rispetto a quando guarda la TV o una rivista. La
fruizione dei contenuti sul Web è, infatti, sempre conseguenza
di una richiesta specifica del navigatore.
Il banner che avete creato per una campagna pubblicitaria
su Internet non deve necessariamente portare alla pagina principale
del vostro sito. A seguito del click sul banner potreste
proporre al navigatore un regalo (a fronte dei suoi dati), un
concorso, una vostra visita – se gradita, il vostro catalogo di
prodotti spedito via posta a vostre spese etc…
A questo stadio di sviluppo dell’attività è fondamentale riuscire
a interagire con il visitatore motivato ed essere fortemente
orientati alla collaborazione. I visitatori che sono mossi da un
interesse nei vostri confronti cercheranno di rispondere a qualche vostro invito posto sulle pagine del sito, per esempio iscrivendosi
a una mailing list, ponendovi domande, richiedendovi
altro materiale descrittivo di prodotti e attività. È necessario
dare seguito ad ogni sollecitazione che viene da un utente della
Rete, chiedendogli sempre in cambio (nella forma di un tacito
accordo di baratto) informazioni socio demografiche e informazioni
sulla natura del suo business. In tal modo otterrete
tutti i benefici descritti precedentemente.
Terzo passo: trasformare i visitatori in clienti
Al vertice della piramide si trova l’obiettivo più ambizioso,
quello di fare della Rete un ambiente a favore dell’attività
commerciale. A questo stadio giungono numeri molto più ridotti
rispetto al primo, quello di partenza, caratterizzato dalla
ricerca del pubblico e da rapporti rarefatti, esclusivamente
orientati alla conoscenza.
Un visitatore della base della piramide può diventare un
acquirente in due modi: con un rapporto che continua on-line,
sulla stessa Rete, oppure con un rapporto off-line, che ad un
certo punto prosegue su canali tradizionali.
Il rapporto commerciale on-line è tipico delle forme di
commercio elettronico B-to-C. In esso è essenziale arrivare a compiere la
transazione commerciale e finanziaria in Rete per dare al
cliente tutti i vantaggi possibili. Gli importi
dell’acquisto tipico sono ridotti (da cinquanta fino a un
massimo di poche migliaia di Euro) e i fattori di successo
sono da individuare tra: 1. le garanzie di affidabilità
offerte al cliente da parte chi vende. È ancora alta la
barriera di diffidenza che nasce inevitabilmente in un
rapporto a distanza e “virtuale”. Il cliente deve essere
messo di fronte a tutte le garanzie di consegna, rimborso,
trattamento dei dati e qualità della merce che egli è
abituato a verificare nel commercio tradizionale. 2. il
percorso semplice e veloce che conduce all’acquisto. Meno
tempo ci mette il cliente e più evidente sarà il beneficio
di comodità ed efficienza del commercio via Internet rispetto a quello tradizionale:
oltre al tempo impiegato è necessario offrire un
mix di vantaggi che siano chiaramente percepiti dal
cliente che decide di acquistare via Internet. I fattori
critici sono il prezzo (che deve essere inferiore a quello
del mondo tradizionale), la consegna efficiente, la personalizzazione
del prodotto e la possibilità di tornare
successivamente ad acquistare con ancor maggiore
facilità (avendo il “negozio elettronico” già conoscenza
delle preferenze e dei dati anagrafici del cliente)
Nel caso del commercio tra aziende, il B-to-B, la Rete può
servire in modo efficace i primi due passi ma essere un ambiente
non ottimale, o ancora troppo poco sviluppato, per
compiere la vera e propria transazione economica e presentarsi
come mercato alternativo a quello tradizionale. Infatti, in
questo caso, i dettagli sui prodotti e i termini di consegna sono
spesso più complessi, entrano in gioco fattori legati a contratti
digitali e alle questioni fiscali e gli importi in gioco sono molto
più elevati. Vi sono già casi di successo nel settore (sostanzialmente
forme di EDI su rete Internet) ma la disponibilità di una
vera e propria infrastruttura per il commercio elettronico B-to-
B, composta da linguaggi comuni, normative certe e sistemi di
pagamento universali, è ancora lontana.
Tuttavia, tra gruppi ben delimitati di aziende (gruppi di clienti e
fornitori di un medesimo settore industriale) un ambiente di commercio
elettronico che sappia rispondere all’esigenza di “supply
chain management” può esser realizzato con relativa facilità.
I tre passi sopra descritti coinvolgono numeri molto
diversi. Per dare solo un’idea, si può ragionevolmente
pensare che un sito di una piccola azienda possa essere frequentato
da un migliaio di persone al mese attraverso una campagna
di comunicazione ben fatta e non costosa. Il sito potrebbe riuscire a
coinvolgere una decina di utenti in un servizio di fidelizzazione. Nel
giro di un mese, da questi potrebbe essere possibile estrarre un solo
cliente. Tuttavia, il processo che si mette in moto sulla Rete è progressivo,
e dopo un anno di attività l’azienda potrebbe poter contare
su centinaia di abbonati al servizio e decine di clienti. A questo punto,
se vi è una chiara tendenza positiva, si può investire in una campagna
di marketing più ambiziosa e passare a promuovere iniziative
specifiche sulla Rete.
Al termine dei tre passi, un sito Web può diventare un sito di
commercio elettronico. Il successo sul Web può essere inaspettato
e significativo ma non si riesce a gestire in modo strutturato con
un lavoro esclusivamente legato alla Rete e alle sue dinamiche. Il
business elettronico è molto esigente e comporta la revisione di alcuni
processi e la ridefinizione dell’organizzazione aziendale.
6.c_La pubblicità online
La pubblicità online è un efficace propulsore del commercio
elettronico e fornisce alcuni strumenti capaci di innescare
reazioni commerciali sulla Rete, in particolare nelle attività business to
consumer. La corsa a catturare attenzione e traffico – con
l’obiettivo di fare business – porterà in futuro la
pubblicità su Internet ad avere un ruolo non secondario
rispetto ai media tradizionali. La crescita del mercato
pubblicitario online, infatti, segue la crescita degli
utenti e dei siti che compongono il mercato elettronico ed è
guidata dagli investimenti delle aziende nell’online.
Inoltre, l’attenzione di un utente Internet che spende
sempre di più in Rete diventa più preziosa e acquista di
conseguenza maggior valore anche dal punto di vista
pubblicitario. Internet, benvenuta tra i media! Il dibattito
sulla pubblicità online e sul ruolo che assumerà
nell’economia della Rete è rovente: mentre sempre più
frequenti “cover story” alimentano a dismisura le
aspettative di ciascuno
degli attori del mercato (editori, inserzionisti, concessionarie,
agenzie, utenza), tutti gli addetti ai lavori hanno ormai assunto
che Internet fa parte a pieno titolo del “pacchetto media” e, con
approcci e risultati alterni, operano per inserirla nei loro piani.
Non senza difficoltà, tuttavia. Come gestire la pubblicità in
rete? A quali strumenti affidarsi? Quali forme adottare in rapporto
alla pianificazione?
L’indicazione di base è semplice: assicurarsi di conoscere
bene le caratteristiche distintive di Internet che, per quanto
numerose, nello specifico possono ricondursi a tre:
• l’interattività;
• la capacità di fondere advertising tradizionale e marketing
diretto;
• la misurabilità dei contatti.
Ciò premesso, diventa più facile comprendere i ruoli, le finalità
e le differenze che contraddistinguono le forme e gli
strumenti pubblicitari adottati su Internet.
Una campagna pubblicitaria online può essere condotta attraverso
strumenti molto diversi, tra i quali citiamo i più comuni:
I banner, il più classico e noto degli strumenti pubblicitari
utilizzati in rete. Letteralmente “bandiera” o “insegna”,
è uno spazio grafico (di varie forme e dimensioni)
piazzato in posizione rilevante su una pagina web e riportante
un annuncio promozionale (in forma grafica,
testuale e/o con funzioni multimediali). Facendo click
sul banner, l’utente attiva un “link” e accede al contenuto
informativo richiamato dall’annuncio (che, generalmente,
risiede nel sito dell’azienda inserzionista).
La Sponsorship è l’abbinamento di un marchio ad un
evento (sul web: ad un contenuto) affine, idoneo a
diffonderne l’implicito messaggio commerciale; l’azienda
sponsor investe nella credibilità che le deriverà patrocinando
una data situazione per ottenere un ritorno
di immagine; l’editore del sito ottiene un finanziamento,
accettando il rischio di un calo di credibilità. Secondo
autorevoli studi, entro il prossimo quinquennio la sponsorship
potrebbe rivelarsi la più popolare forma di promozione
online, superando i banner per diffusione.
Interstitial, veri e propri “spot” visualizzati dal browser
mentre l’utente naviga tra le pagine di un sito. Si tratta
della forma pubblicitaria più “televisiva” tra quelle introdotte
in rete: rispetto ai banner tradizionali, siamo al cospetto
di un messaggio di carattere intrusivo, ovvero non
controllabile a priori dall’utente (che può comunque sopprimerlo
immediatamente con un clic del mouse).
Minisiti (o “microsites”, o “promotional web sites”). Si
tratta di siti web costruiti appositamente per promuovere
un evento o un prodotto; hanno, quindi, durata limitata,
al contrario di quelli editoriali o aziendali. L’obiettivo classico
di chi realizza un “minisito” consiste proprio nel differenziare
l’iniziativa promossa rispetto all’immagine ed
alla comunicazione tipicamente “corporate”; in casi estremi, i “minisiti”
possono essere utilizzati addirittura come strumenti atti a
mutare gradualmente l’immagine aziendale. Un classico
esempio è fornito dal sito di un festival realizzato
direttamente dallo sponsor dell’evento. . È una forma pubblicitaria che prevede un
mix tra contenuto editoriale – spesso focalizzato su argomenti
di nicchia e arricchito da caratteristiche “interattive”
– e la presenza di uno sponsor. Trae le sue origini
“off-line” dal publiredazionale e dalla sponsorship;
anche in rete, infine, può assumere la forma di “magazine”
progettato per la pubblicazione in numeri successivi,
per prolungare l’effetto e la durata dell’iniziativa.
La misurazione della pubblicità online
Uno degli aspetti fondamentali della pubblicità online,
che ne determina probabilmente l’unicità rispetto ad altre
forme pubblicitarie, è la misurabilità dei suoi effetti. È possibile
infatti misurare:
l’effetto di brand-awareness, determinata dalla semplice
esposizione del banner all’interno di una pagina web e misurata
attraverso un parametro standard riconosciuto dal
mercato come ‘impression’ ma anche come ‘ad-request’;
l’effetto di direct marketing, determinato invece dall’azione
intrapresa da un utente della Rete nel momento
in cui, posizionando il puntatore sull’area dello schermo
occupata dal banner pubblicitario e premendo il tasto
del mouse, scatena un evento chiamato ‘clickthrough’
che determina una visita al sito web dell’inserzionista e
più precisamente a una pagina web contenuta in esso.
Rapporto con il consumatore -
La misurazione di questi effetti è piuttosto precisa, molto
più di quella che si riesce ad ottenere con altri mezzi di comunicazione.
Essa offre ai pianificatori alcuni strumenti di analisi
post campagna che spesso mancano per altri media. Tra l’altro, impression e clickthrough, pur essendo i più importanti, sono
solo due dei numerosi indicatori che si possono ricavare
tramite la misurazione della pubblicità online; altri ancora potrebbero
essere ricavati attraverso azioni sinergiche di misurazioni
anche sul fronte ‘inserzionista’.
Quando si parla infatti di misurazione della pubblicità online
s’intendono quelle azioni intraprese dal lato ‘publisher’ (editori
online, motori di ricerca, siti specializzati, eccetera) da cui
emergono una serie di informazioni sulle prestazioni di una
campagna pubblicitaria e più precisamente dei singoli banner
pubblicitari ad essa riferiti.
Gli indicatori di base necessari per stabilire l’efficacia
quantitativa di una campagna pubblicitaria online sono:
Pa g e R e q u e s t
“L’opportunità che venga mostrato all’interno di una finestra
del browser un documento HTML, il quale può contenere
testo, immagini, oggetti multimediali (cioè Java,
shockwave, Real Audio) o altri elementi online”.
La “Page Request” è usata per misurare il numero di pagine Web dei siti visualizzate dal visitatore attraverso un browser.
Essa è un parametro fondamentale per la misurazione
del traffico sulla Rete.
La “potenza di fuoco” di un sito viene infatti espressa con
questo parametro. Un sito che sviluppa molto traffico produce
molte page request (o “page impression” o ancora “pagine viste”).
Di per sé, la Page Request non ha alcun valore pubblicitario:
essa tuttavia rappresenta il magazzino di attenzione che
un sito può mettere a disposizione dei propri clienti pubblicitari.
Ad R e q u e s t
“L’opportunità di mostrare un elemento pubblicitario
inserito in una pagina Web ad un visitatore di un sito, attraverso
il proprio strumento di navigazione, chiamato generalmente
Browser”.
Le pubblicità possono essere pubblicate in forme diverse.
La forma più utilizzata è il “banner” (lett. “striscione”, “bandiera”)
in testa di pagina o a piè di pagina. Molti siti comunque offrono
altre forme di pubblicità quali i bottoni o banner verticali.
Una Ad-request non garantisce che un visitatore abbia realmente
osservato un annuncio pubblicitario: essa misura soltanto
l’opportunità che l’elemento pubblicitario giunga a destinazione
sullo schermo del visitatore.
C l i ck ( a n ch e C l i ck t h r o u g h )
“Quando un visitatore interagisce con una pubblicità
attraverso la pressione del tasto dello strumento di controllo
solitamente conosciuto con il termine di Mouse.”
L’atto fondamentale dell’interazione da parte del visitatore
con l’elemento pubblicitario è chiamato “Click”, a fronte del quale
il visitatore dopo essersi posizionato con l’indicatore di posizione
sullo schermo pilotato dal mouse (solitamente una freccia)
sopra un banner pubblicitario e dopo aver premuto il tasto del
mouse sulla pubblicità, viene trasferito al sito web dell’inserzionista
o ad una pagina residente nella memoria buffer del computer
del visitatore (conseguenza dell’uso di supporto cache).
C l i ck R a t e
“Una percentuale di risposta, che permette la misurazione
di efficacia di una campagna pubblicitaria.”
Il click rate è ottenuto dal numero di click diviso le Ad-Request.
Generalmente questo valore viene incluso nei report generati
dai software AdServer e può essere adottato come strumento
di controllo dell’efficacia di una creatività pubblicitaria
riferita ad una campagna 23. In base a questo dato il pianificatore
può decidere quale banner adottare per la propria campagna
pubblicitaria dopo un breve periodo di test in cui diversi
banner vengono esposti con la stessa frequenza nel tentativo
di individuare quello che genera il massimo valore di click rate.
Quando fare una campagna pubblicitaria online
L’interattività di Internet porta con sé un nuovo approccio
all’utente/consumatore, tanto nel marketing e nelle modalità di
vendita, quanto nelle campagne pubblicitarie. A differenza degli
altri media, infatti, l’esperienza di Internet è guidata dai desideri
e dagli interessi degli utenti che in una successione di
click seguono gli stimoli e i contenuti che le pagine web dei siti
propongono loro, inclusa la comunicazione pubblicitaria.
Come detto in precedenza, la visione da parte dell’utente
di un banner può essere seguita da un click sul banner stesso
(il “clickthrough”) per accedere al sito di un’azienda o alla pagina
di un prodotto.
23 L’efficacia di cui si parla è quella relativa alla creazione di traffico sul
sito dell’inserzionista. Vi possono essere tuttavia campagne pubblicitarie
che non hanno come obiettivo primario quello di sviluppare traffico.
In questo caso la campagna può essere efficace anche se in presenza
di click rate bassi.
Fatte salve le differenze esistenti tra i media, la visione di un banner può essere paragonata ad uno spot radiofonico o televisivo
oppure alla visione della pagina pubblicitaria di un qualunque quotidiano
o periodico; il click through all’apertura di una busta ricevuta
da un consumatore via direct-mail o alla telefonata al numero verde
che offre informazioni sul prodotto. Andando oltre, l’interattività permette
ad Internet di essere anche un canale di vendita, una cosa
che nessun altro media tradizionale ha mai consentito.
Ciò significa che la Rete non è solo un nuovo mezzo di distribuzione
di messaggi pubblicitari. Essa è anche un strumento
di comunicazione interattivo e un potente canale commerciale,
anzi, un ambiente commerciale. Da questo punto di
vista il banner, contestualizzato e associato a una pagina
Web, è un esempio eloquente: non è solo spot o veicolo di un
messaggio ma un componente attivo che consente un contatto
immediato sullo stesso mezzo di comunicazione e, in linea
di principio, l’innesco di una transazione (anche commerciale)
tra utente e inserzionista.
La nuova dinamica della Rete ha già cambiato la fisionomia
dei modelli di business associati alla vendita pubblicitaria, in
modo particolare negli Stati Uniti. Quest’anno, la percentuale di
fatturato pubblicitario calcolato sulla base del numero di ad rebuy
it
Obiettivi e modelli di valutazione
CPI = costo per impression
CPC = costo per click
CPT = costo per testa
CPV = costo per vendita
CPC = costo per cliente
CPI
CPC
CPT
CPV
CPC Transazioni
Awareness
Rilevanza
Preferenza
Fedeltà
Acquisto Branding quest sarà dell’85% ma scenderà entro il 2003 al solo 50%. La
quota restante è calcolata sulla base della performance che una
campagna ottiene in relazione agli obiettivi del cliente.
Gli obiettivi di una campagna pubblicitaria online, infatti,
possono essere molto diversi e tuttavia convivere sulla Rete:
se è pura comunicazione di un marchio o di un prodotto, la
campagna dovrà essere verificare con parametri quali il
reach (il numero di persone che viene raggiunto dal messaggio
pubblicitario) e il numero di volte che un banner o
una sponsorizzazione sono stati associati a una pagina
Web. In questi casi è bene integrare la pubblicità online
con iniziative più tradizionali e puntare piuttosto sulla sponsorizzazione
di alcuni siti che su una campagna a banner;
se l’obiettivo è l’acquisizione di un cliente, la campagna
è valida in relazione ai lead generati. Possono essere
utilizzati sia banner che iniziative di sponsorizzazione e
deve essere curata con molta attenzione la selezione
del target di utenti che vi offrono i siti inserzionisti o l’agenzia
di pubblicità che cura per voi la campagna;
se si tratta di vendere un prodotto, una campagna si misura
dal fatturato generato sul sito dell’inserzionista dai
contatti che ha portato. Quest’ultimo è il caso più interessante
nella prospettiva del Commercio Elettronico ma
anche il meno standardizzato nel modello da applicare.
Vi sono iniziative molto diverse che possono centrare
l’obiettivo: una campagna di co-marketing con altri siti,
l’integrazione del sito merchant con siti non commerciali
come le comunità virtuali; la partnership con alcune riviste
online che si rivolgono allo stesso target di utenti; la
creazione di una rete di siti affiliati a cui riconoscere una
commissione sul venduto per ogni utente (cliente) portato
ad acquistare sul sito del merchant e così via;
Conclusioni
In sintesi, ecco un veloce un compendio dei concetti guida
espressi finora e qualche suggerimento pratico:
Internet avvicina advertising e marketing diretto: è quindi
necessario definire sempre a priori gli obiettivi strategici
della campagna, scegliendo tra “branding”, pubblicità
di prodotto e raccolta di dati;
la scelta del tipo di banner dipende dalla finalità della
campagna e dalla possibilità per la maggior parte del
target prefissato di visualizzarlo;
la misurazione degli esiti di una campagna pubblicitaria
online deve avvenire con i parametri corretti: il click through
non è affatto l’unico;
variare spesso i soggetti delle campagne è un imperativo;
un banner capace di generare elevati tassi di click through
deve essere supportato da un sito pieno di informazioni
rilevanti per l’utente;
sponsorship e advertising non sono antitetici, ma complementari;
i “minisiti” sono un’ottima occasione quando le idee sul
target da colpire sono molto chiare;
gli editori “online” sono molto più partecipi del buon
esito delle campagne pubblicitarie che non off line.
per avere successo nel commercio elettronico è bene conoscere
a fondo le tecniche di pubblicità online e fare
leva sulla sua natura interattiva
la pubblicità online presenta modelli di maggior complicità
tra i soggetti in gioco: il creativo, la concessionaria,
il sito editore e, naturalmente, l’inserzionista sono tutti
coinvolti nel processo di verifica e ottimizzazione dell’efficacia
di una campagna.
6.d_Lo sviluppo dei portali
Uno degli aspetti più critici per chi naviga in Internet come
già evidenziato è la sovrabbondanza di informazioni, in termini
di siti e di pagine (1,5 miliardi di pagine) che ha fatto emergere
fin dagli albori della rete la necessità di disporre di strumenti
per selezionare e recuperare solo le informazioni davvero utili
per i navigatori, senza far perdere loro tempo in lunghe ed infruttuose
ricerche.
Sono così apparsi i motori di ricerca, le directory (catalogazione
manuale guidata). Via via che Internet cresceva ci si è
accorti che questi siti venivano utilizzati come “trampolini di
lancio” per la navigazione, e spesso scelti come pagina iniziale
nei primi browser. Ma un sito che viene aperto ogni volta che
ci si collega è un potentissimo veicolo di comunicazione per le
aziende. Nascono così i portali, denominazione che accomuna
tutti quei siti che aspirano a diventare la “porta di accesso”
alla rete per tanti navigatori.
Lo scopo di un portale è quindi quello di indurre il navigatore
a sceglierlo come sito iniziale di tutte le esplorazioni, garantendo
una quantità di accessi elevata che lo rende appetibile
per gli inserzionisti pubblicitari. Per ottenere questo scopo
i moderni portali cercano di offrire un insieme di informazioni e
di servizi utili all’utente. Le fonti delle informazioni e dei servizi
possono essere esterne al portale, oppure possono far parte
dei contenuti interni. Gli elementi caratteristici di un portale
spaziano dalla presenza di un motore di ricerca, alla posta
elettronica, a directory, news, giochi, chat, web community,
etc… L’estensione e la varietà dei temi trattati ha portato a
meglio qualificare questo tipo di portali come “generalisti” ed
ad utilizzare per loro la definizione di portali orizzontali.
La sopravvivenza dei portali si giocherà sulla loro capacità
di ottimizzare le tre fonti principali di ricavo:
il traffico telefonico, originato da chi naviga utilizzando
l’accesso fornito da un provider;
la vendita di spazi pubblicitari, attraverso accordi di cobranding
dove l’azienda partner ottiene visibilità a fronte
di un investimento;
l’e-commerce commission, la percentuale sulle transazioni
realizzata da chi offre prodotti o servizi su Internet.
I portali generalisti sono oggi numerosi, ma avranno successo
solo quelli che vinceranno la sfida dei contenuti e sapranno
legare a sé tanti portali mono tematici in grado di meglio
soddisfare un’utenza targettizzata.
L’utilizzo commerciale dei più noti portali orizzontali come
Aol, Yahoo o Altavista, si sta infatti rivelando inadeguato alle
specifiche esigenze delle imprese; per questo tutti gli analisti
concordano nel prevedere una rapida diffusione di nuove entità
verticali ed integrate, in grado di fornire basi di aziende e di
clienti ben specificate, che prendono il nome di “portali verticali”
(vortal – portali mono tematici) orientati a far emergere
comunità virtuali a livello di settore di mercato o di aree territoriali
(portale locale).
Le aziende consapevoli della necessità di trasformare in
tempi rapidi il proprio business in e-business, guardano quindi
allo sviluppo di un proprio portale come all’elemento primario
su cui impostare le future strategie.
Il portale verticale può essere descritto come la versione virtuale
di un “mall”, un grande centro commerciale che raggruppa
negozi e grandi magazzini anche concorrenti. I vantaggi garantiti
dai portali verticali sono tangibili ed evidenti. L’utente di
Internet che intende effettuare una pluralità di acquisti on-line
deve necessariamente accedere ai diversi siti delle aziende che
hanno sviluppato soluzioni di commercio elettronico, affrontando
diverse procedure di accesso e richiesta di password. Ogni
volta deve ripetere i propri dati anagrafici, le proprie modalità di
pagamento, il luogo di consegna delle merci, etc.
Effettuare i medesimi acquisti attraverso un portale verticale
consente al potenziale acquirente di orientare facilmente
le proprie richieste verso il settore o segmento di mercato interessato.
Nel corso del primo collegamento trasmette tutti i dati
necessari poi, in occasione dei successivi acquisti, dispone
sempre di un unico accesso al portale in cui sono disponibili i link di tutti i membri della comunità virtuale. Da quel momento,
l’acquirente dovrà limitarsi a comunicare solo modello e quantità
dei prodotti da acquistare mentre il sistema inserirà automaticamente
i dati personali.
Tutte le caratteristiche del portale come la facilità di passaggio
da un fornitore all’altro, la personalizzazione dell’accesso,
la concorrenza tra fornitori, i fattori di scala, portano
nella direzione di una sensibile riduzione del costo degli ordini.
Da ciò si può capire come sia enorme il potenziale di sviluppo
di questa tipologia di portali.
Trasferire on-line la supply chain genera maggiore possibilità
di scelta e risparmi considerevoli per gli acquirenti in quanto
stimola la concorrenza tra i fornitori. Certo, per questi ultimi,
i margini di guadagno si riducono, ma in cambio i costi si abbassano,
il ciclo degli acquisti è più rapido, si movimentano
volumi più alti rispetto ai metodi tradizionali e si ottiene una visibilità
sicuramente più elevata rispetto alle attuali forme di
pubblicità off-line.
Recenti stime della Forrester Research, confermano le precedenti
considerazioni. Negli Stati Uniti, patria di Internet, si
prevede che la sopravvivenza sarà garantita solo a tre-quattro
grandi portali, quelli che avranno saputo vincere la sfida dei
portali attirando il maggior numero di utenti e quindi di investimenti
pubblicitari. Nel corso del 1999, circa il 60% dei redditi
derivanti da pubblicità Internet – intorno ai due miliardi di dollari
– è stato generato da portali. A fronte di una crescita esponenziale
della spesa per la pubblicità sulla Rete (stimati circa 8
miliardi di dollari) solo tre portali sopravviveranno a livello mondiale
catalizzando ben il 40% della raccolta pubblicitaria, gli altri
portali generalisti subiranno un consistente ridimensionamento
passando dal 19% al 3%; la maggior parte delle risorse
finanziarie confluiranno progressivamente verso i portali verticali
e quei siti che offrendo contenuti e servizi per target specifici
di clientela, potranno incrementare l’attuale 24% raggiungendo
il 32% degli investimenti pubblicitari previsti nel 2004.
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Traffico AOL/Yahoo!/MSN 12% 15% 17% 18% 19% 20% 20%
Altri Meta-Portali 5% 5% 4% 4% 3% 2% 1%
Portali Verticali 18% 20% 22% 22% 23% 23% 24%
Resto del Web 65% 59% 57% 56% 55% 55% 55%
Ricavi Pubblicitari
AOL/Yahoo!/MSN 43% 45% 45% 44% 43% 42% 40%
Altri Meta-Portali 19% 20% 16% 11% 7% 5% 3%
Portali Verticali 24% 24% 25% 26% 28% 30% 32%
Resto del Web 15% 11% 14% 19% 22% 23% 25%
Fonte: Media Matrix & Forrester Research
In questo quadro generale l’Italia presenta una struttura
che si configura in modo gerarchico; dal portale generalista
(meta-portale) si passa ai portali di secondo livello (verticali e
locali) fino ad arrivare ai “destination sites”. In Italia c’è affollamento
ai due estremi di questa gerarchia.
Ad oggi in Italia esistono ben 24 portali orizzontali, ma la
competizione si sta facendo sempre più aspra; stiamo infatti vivendo
una fase iniziale caratterizzata dalla mera occupazione del
territorio da parte dei protagonisti del mercato, a questa seguirà,
come sta già accadendo negli stati Uniti, una seconda fase caratterizzata
da un più alto tasso di selettività giocata sui contenuti
che porterà a pochi grandi protagonisti nell’area dei meta-portali
ed ad un qualificato numero di portali verticali e locali.
Se lo scopo di un portale è quello di agevolare l’accesso e
la visibilità sulla Rete, allora si possono evidenziare anche altre
esigenze, organizzative e tecnologiche, che insorgono quando
si vuole passare ad un utilizzo evoluto di Internet per la gestione
del business e dell’attività economica e sociale come la
connettività e l’integrazione con i sistemi informativi.
Sul medio-lungo periodo Internet avvantaggerà soprattutto
le imprese che sapranno riorganizzare il loro business in
funzione delle nuove tecnologie, ma che sapranno mantenere
una grande attenzione al giusto posizionamento sul mercato.
Non esiste in valore assoluto un “giusto approccio. Ora le transazioni
sui portali verticali pesano ancora in misura irrilevante,
ma i prossimi 3-5 anni vedranno una crescita vertiginosa delle
iniziative e del giro d’affari complessivo generato da Internet.
Sembrerebbe un periodo di tempo lungo per prepararsi al
cambiamento, ma non è così: a un portale occorrono almeno
due anni per trovare la giusta formula e la massa critica di
utenti indispensabili per raggiungere il break-even.
Per questo motivo è importante per le aziende italiane, in
particolare quelle di medie piccole dimensioni che non hanno
grandi possibilità di investire singolarmente sulla Rete, cercare
di costituire con altre realtà imprenditoriali dei portali locali che
qualificandosi con servizi e infrastrutture tecniche innovative
sappiano dare supporto e producano valore per gli operatori
del territorio; oppure partecipare a mega portali globali come
quelli recentemente realizzati nel business dell’auto o del largo
consumo.
6.5_L’importanza delle comunità virtuali
Come evidenziato all’inizio del capitolo 5 per fare un negozio
è necessario inserirlo in un territorio. Le nuove tecnologie
comportano un cambiamento radicale e costituiscono l’aspetto
più visibile di uno sviluppo tecnologico che interessa la
scienza e l’economia quanto il quotidiano e delinea uno scenario
che può informare e mutare lo spazio in cui agire socialmente
ed economicamente. La Rete è tale spazio che deve
essere costruito. Essere presenti sulla Rete vuole quindi dire
essere costruttori di nuove relazioni sociali ed economiche e di
nuovi ambiti in cui esse accadano. L’immaterialità delle relazioni
comporta dunque l’identificazione di nuove regole “geografiche”
in cui collocare anche i rapporti economici.
Lo spazio fisico e la dimensione corporea dei rapporti sociali
vengono sostituiti da nuovi spazi e nuove modalità di interazione:
mailing list, virtual community, … sono i nuovi luoghi
di incontro della società virtuale.
Le comunità virtuali possono infatti essere definite “nuclei
sociali che nascono nella rete” 24; oppure, riprendendo questa
definizione e sottolineando l’aspetto quasi geografico del termine,
possono essere descritte come “i luoghi del ciberspazio nei
quali gli individui organizzati in gruppi aperti di discussione
dividono gli stessi interessi e percepiscono una coesione tra di
loro e con il mezzo digitale che permette loro di comunicare” .
Lo sviluppo di comunità che ruoti attorno al proprio sito di
commercio elettronico è l’equivalente di costruire un villaggio
intorno ad un negozio.
La nascita e la crescita di una comunità può essere frutto
di un’azione pro attiva dell’azienda che inserisce tra i servizi
del sito quelli tipici delle comunità virtuali (forum, mailing list, chat,… ).
Ma perché possa esistere una comunità è necessario risponda
ad esigenze reali degli utenti di Internet. I navigatori vi
possono partecipare con diverse motivazioni (ricerca di
informazioni, risoluzione problemi, attivazione di
relazioni, confronto e verifica con competenti e
professionisti o semplicemente per protagonismo o socialità)
ma in ogni caso tutti si aspettano di non essere
“utilizzati”. La caratteristica fondamentale di una comunità
virtuale è infatti di essere un libero punto di scambio di
informazioni, suggerimenti, consigli. Tale caratteristica
non deve mai essere forzata dall’azienda. Un interessante esempio di coinvolgimento dei propri
clienti all’interno di una comunità è offerto da CHL
(www.chl.it). CHL è un negozio virtuale di informatica, telefonia,
audio e video, fotografia, corsi di informatica. Il suo sito è
ricco di informazioni relativa all’evoluzione del mondo dell’informatica
ed in particolare è presente una sezione rivolta all’evoluzione della
internet economy.
Ma l’elemento importante per CHL è che il cliente entri a far parte di
una comunità virtuale tecnologica che esprime pareri sui prodotti che compra,
che commenta e discute gli eventi “tecnologici”, che fornisce suggerimenti,
che commenta ed analizza le linee di sviluppo della tecnologia.
Nel suo profilo CHL dice di se stessa:
CHL ha sempre considerato il suo cliente come un utente della tecnologia
con bisogni inespressi che vanno ben oltre l'acquisto di un computer.
CHL è oggi una grande comunità virtuale tecnologica perchè dentro vi sono
uomini, idee e tecnologie tutti insieme nello stesso luogo: la rete.
Nel sito www.chl.it si va per vendere, comprare, lavorare, sapere,
conoscere, capire, divertirsi.
Ogni iniziativa di CHL faciliterà l'avvicinamento dell'uomo alle tecnologie,
agevolerà la sua evoluzione in termini di indipendenza e
di libertà di scelta, asseconderà l'evoluzione dell'individuo.
L’integrazione con il sistema informativo
Un’azienda che opera nel Commercio Elettronico deve integrare
il sistema informativo e i processi di lavoro con le tecnologie
e i servizi Internet. In assenza di una profonda revisione
di questi aspetti, il sito Internet e le attività dell’azienda nell’online
sconteranno sempre un deficit di efficienza e difficilmente
si riuscirà a operare sul mercato digitale.
Un sito Internet può essere creato in modi diversi ed essere
più o meno integrato con il sistema informativo aziendale.
Quando si dispone di un dominio sulla Rete, di norma si procede
a configurare un certo numero di caselle di posta elettronica
e a realizzare un sito Web nell’ambito dello stesso dominio.
Tali servizi si appoggiano a macchine connesse alla Rete
che prendono il nome di server.
I server di rete Internet, come anche quelli di rete locale,
sono macchine che ospitano servizi software configurati per
abilitare gli utenti a fare alcune cose tipiche del lavoro in rete:
consultare i dati aziendali, depositare file su una zona condivisa,
stampare documenti o spedire un fax.
A differenza delle macchine di una rete locale, i server di
rete Internet vengono utilizzati da un insieme di utenti che
non è conosciuto a priori, essendo potenzialmente tanto
esteso quanto gli utenti della Rete. I server Internet sono
dunque “strumenti pubblici” e devono soddisfare alcune caratteristiche
di base:
• devono essere connessi alla Rete in modo costante per
essere sempre reperibili dagli utenti. Infatti, la Rete è un
luogo globale in senso letterale, con utenti diffusi lungo
tutti i fusi orari del pianeta, e le comunicazioni con il vostro
sito possono avvenire in ogni momento del giorno; devono essere configurabili in modo flessibile e immediato
perché spesso si deve aggiornare o cambiare parte dei
contenuti (si pensi per esempio ai contenuti del sito Web
o alle configurazioni delle caselle di posta elettronica;
• devono garantire la continuità di esercizio, sia in relazione
all’attività della macchina (far fronte a guasti, interruzione
dell’energia elettrica), che alla connessione
con la Rete (limitare la caduta della connessione o gli
“ingorghi” dovuti al traffico).
Nella scelta dell’hardware tutto dipende dal carico di lavoro
che la macchina dovrà sopportare. L’unica scelta che, in linea
di principio, si può tenere presente per un server Web è favorire
la disponibilità di Megabyte di RAM e di strumenti backup rispetto alla velocità del processore.
La sicurezza dei dati contro i guasti è un punto fondamentale
per ogni servizio critico: è consigliata l’adozione di dischi
in mirror o RAID, in grado di assicurare la ritenzione di dati anche
in caso di guasto di uno dei dischi e l’utilizzo di un’unità di
backup di capacità adeguata. È preferibile optare per soluzioni
hardware di qualità, progettate per utilizzi in funzione di server
e possibilmente con assistenza on-site garantita per un arco di
tempo di due o tre anni.
Il costo indicativo di un server, includendo il costo del
software di sistema, può andare dai 5/8 milioni di una piccola
macchina con caratteristiche base (una cpu, 128/256 Mbytes
di RAM, scheda di rete, due hard disk in mirror, unità di
backup, sistema operativo Windows NT), ai 15/25 milioni per
soluzioni di medio livello (singola CPU veloce, 256 Mbytes o
più di RAM, scheda di rete, tre o più hard disk in RAID5, unità
di backup veloce e capiente, Windows NT oppure Unix), ai 50
e più milioni per server di fascia alta, necessari per siti con
buon grado di traffico, oppure quando la complessità delle applicazioni
o la mole di dati da gestire lo richiedano.
Data la naturale tendenza alla crescita delle risorse necessarie
a questo tipo di applicazioni, è bene accertarsi che la configurazione
adottata possa essere notevolmente espansa rispetto
alle attuali necessità, in particolar modo riguardo alla dimensione
della memoria RAM ed alla capacità del sistema a disco.
Detto questo, l’attivazione dei servizi di rete Internet può
avvenire sostanzialmente in tre modi:
1. la connessione dell’intera rete locale aziendale a Internet
tramite una linea dedicata;
2. l’housing, cioé la presenza di una o più macchine dell’azienda
presso le strutture del provider;
3. l’hosting, cioé l’utilizzo di server e servizi preconfigurati
dal provider sui quali caricare e configurare i contenuti
e le applicazioni del sito aziendale.
Esaminiamo le tre diverse soluzioni in dettaglio.
La connessione dell’intera rete aziendale a Internet.
La soluzione prevede che i server che erogano i servizi del
sito siano fisicamente presenti presso la sede dell’azienda. Vi
è una sola connessione a Internet che permette ai dipendenti
interni di fruire dei servizi esterni e ai visitatori esterni di accedere
ai servizi Internet erogati dall’interno. Tali tipi di connessione
utilizzano linee telefoniche dedicate che collegano due
punti fissi (l’azienda e il provider) e sono sempre attive. Queste
linee telefoniche si basano su tecnologie di trasmissione dati
digitali, al contrario dei modem che traducono segnali sonori
(analogici) in segnali digitali (bit).
La soluzione del collegamento diretto assicura la piena libertà
di configurazione e amministrazione dei servizi Internet
aziendali, come quelli presentati nei paragrafi precedenti. I
punti a sfavore di una simile scelta risiedono nei costi elevati
(da circa 20 MLit all’anno in su) e nel problema, talvolta rilevante,
della sicurezza del sistema informativo aziendale.
È necessario tenere presente la differenza tra mezzo di trasporto (la linea CDN) e i dati trasportati (il protocollo Internet, TCP/IP). Si tende infatti a confondere le due cose che invece sono
separate dal punto di vista concettuale e spesso fornite da
entità diverse. Il fornitore del mezzo di trasporto (che in gergo si
chiama “carrier”) si occupa di fornire le linee per trasportare dati
tra due località differenti, per mezzo di circuiti dedicati.
Il trasporto dei “dati Internet” su queste linee è invece fornito
dagli Internet provider (ISP). Gli ISP possono essere in alcuni
casi strettamente collegati ai carrier (come Telecom Italia,
per esempio); in altri casi essi affittano dai carrier le linee di
trasporto dati e si specializzano nei servizi di connessione alla
Rete come l’instradamento (routing), la registrazione e amministrazione
dei domini e i servizi di base come la gestione della
posta elettronica, fornendo il valore aggiunto della garanzia
di qualità e dell’assistenza.
Internet non è una struttura omogenea ma un insieme di migliaia
di reti che comunicano tra loro. La gestione del traffico dei
dati sulla Rete è un servizio diverso rispetto al semplice trasporto
dei dati, così come fornire l’acqua è cosa diversa rispetto alla
fornitura della rete di tubi che rifornisce di acqua una città.
Il collegamento di una rete locale aziendale a Internet comporta
quindi due voci di costo: l’affitto di un circuito dedicato
tra l’azienda e la sede del provider e l’acquisto del servizio di
trasporto dati su Internet per mezzo di tale circuito. Il primo è
fornito dal carrier, il secondo dall’ISP. Un carrier può decidere
di fornire entrambi i servizi in un’offerta integrata: in questo caso
l’azienda vedrà una sola voce di costo.
La determinazione della capacità di trasporto necessaria
(in gergo detta “banda”) può risultare molto difficile a causa
dell’indeterminazione iniziale del traffico che i servizi di Rete
potranno generare. Se i tipici 64kbit/s possono essere sovrabbondanti
per un piccolo sito con un numero limitato di
contatti, un sito molto trafficato può invece richiedere centinaia
di kbit/s o anche alcuni Mbit/s. Questo incide molto sul
costo perché mentre l’affitto del circuito diretto può situarsi
sui 7/20 milioni annui per aziende situate nel distretto telefonico
dell’ISP, il costo del servizio di trasporto può andare da
poco più di 10 milioni per 64 kbit/s ad alcune centinaia di milioni
quando ci si spinge ai megabit.
Se il server si trova ospitato presso i locali del provider è
evidente che la linea dedicata non sarà più necessaria. In questo
caso rimane solo il servizio di collegamento a Internet dell’ISP.
È proprio questa la soluzione di housing.
L’housing
In questo modo, l’erogazione dei servizi di Rete non avviene
direttamente dagli uffici e dalla rete aziendale ma dai locali e dalla
rete del provider. In questa soluzione la connessione dell’azienda
alla Rete è cosa separata rispetto alla connessione delle
macchine (i server) che erogano i servizi del sito aziendale. L’azienda
può avere una connessione via modem che utilizza per la
consultazione della Rete, attiva solo poche ore al giorno e non
attiva nei giorni di riposo. La continuità dei servizi Internet è garantita
da server che sono posti altrove, presso il provider, sempre
funzionanti e connessi alla rete Internet attraverso l’infrastruttura
del provider. I server sono di proprietà dell’azienda e sono
amministrati da personale dell’azienda ma sono fisicamente posti
presso il provider. La loro amministrazione può essere fatta attraverso
una qualsiasi connessione a Internet.
In questo caso si parla di un sito in housing perché il server
di proprietà dell’azienda è ospitato dal provider. L’housing
punta a raggiungere due scopi: abbattere i costi di comunicazione
dal provider fino al luogo fisico dell’azienda (tipicamente
i risparmi sono intorno al 30-40% rispetto ai prezzi di una connessione
in linea dedicata) e risolvere alla radice i problemi relativi
alla sicurezza. Tuttavia, introduce l’onere della amministrazione
remota che talvolta può essere fastidioso.
L’hosting
La terza soluzione viene detta di hosting, e la differenza rispetto
alla precedente risiede nel tipo di servizio erogato dal
provider. L’housing fornisce un semplice connessione alla Rete,
l’hosting un servizio completo erogato da una macchina di
proprietà del provider, già configurata. La macchina del provider
ospita il server dell’azienda e può essere amministrata a
distanza in alcune sue funzionalità: nei contenuti delle pagine
Web, caselle di posta, con strumenti di gestione e analisi degli
accessi al sito, attraverso la configurazione di applicazioni
quali mailing list e consultazioni di database online.
Questa terza soluzione è la meno costosa (a partire dal milione
di Lit per anno) non richiede oneri e particolari conoscenze
tecniche di amministrazione ma ha due punti deboli: la condivisione
delle risorse della macchina con altri clienti (la macchina
non è vostra e quindi non ne conoscete mai fino in fondo
caratteristiche e prestazioni) e la rigidità nella configurazione
dei servizi che talvolta può diventare troppo limitante per un sito
di commercio elettronico.
Connessione
diretta
dell’azienda ad
Internet (servizi
“in casa”)
SOLUZIONE PRO CONTRO
Costo/anno
indicativo
Piena
configurabilità dei
servizi di Rete;
Scalabilità;
Indipendenza
dall’ISP;
Unica connessione
sia per i server
Internet che per la
consultazione della
Rete;
Installazione
dell’hardware;
Configurazione e
amministrazione
del software;
Possibili problemi di
sicurezza;
20 MLit per
64kbit/s, 30 MLit
per 128kbit
(connessione
urbana)
Housing Garanzie di base
fornite dal provider
(gruppo di
continuità, backup
dei dati, uptime
della connessione,
etc.);
Nessun hardware
da installare in
azienda;
Pieno possesso
della macchina e
totale
configurabilità;
Banda allocabile in
modo dinamico;
Dipendenza
dall’ISP;
Amministrazione
remota del server;
Problemi logistici
qualora
l’amministrazione
non possa essere
fatta da remoto;
Circa 10 MLit per
l’equivalente di
64kbit/s, 18 MLit
per 128 kbit/s
Hosting Nessuna
configurazione
hardware e
software;
Costi molto
contenuti;
Garanzie di
continuità fornite
dal provider;
Banda allocata in
modo dinamico;
Dipendenza
dall’ISP;
Configurabilità del
server limitata dai
servizi offerti dal
provider;
Nessun controllo
diretto sul server;
Difficoltà a
verificare le
prestazioni
promesse
Da 1 MLit a 5MLit
all’anno, in
relazione alla
banda richiesta e
allo spazio su disco
utilizzato
Le tre soluzioni descritte sopra non sono rigide e si possono
presentare casi ibridi. Le caratteristiche e i prezzi presentati
sono solo indicativi del mercato esistente. Indicativamente si
può dire che per un sito di sola comunicazione la scelta dell’hosting
rappresenta la migliore soluzione, mentre per siti che
si pongono l’obiettivo di costruire dei servizi di Rete evoluti si
deve passare a considerare almeno l’housing e, in prospettiva,
anche una connessione dedicata. Alcune delle aziende più impegnate
sulla Rete utilizzano entrambe le soluzioni:
• uno o più server in azienda ospitano i servizi di Rete
che necessitano maggior integrazione con i processi di
lavoro e con il sistema informativo aziendale (per es.,
l’interfaccia con la produzione/magazzino o con il sistema
gestionale);
• uno o più server in housing erogano quella parte di servizi
più debolmente accoppiati con le attività aziendali
(per es., le pagine statiche, il catalogo di prodotti, grossi
file da scaricare etc…).
L’impatto sul sistema informativo dipende in larga misura
dalla soluzione adottata. L’housing e l’hosting non producono
in linea di principio nessun sostanziale effetto sul sistema
mentre la connessione di una rete locale a Internet richiede di
soddisfare alcune caratteristiche tecniche specifiche:
1. avere una rete locale con protocollo TCP/IP;
2. curare la configurazione di un gateway verso Internet
(nella forma di un modem analogico o ISDN, un router
su ISDN o CDN/X25);
3. prevedere l’eventuale installazione e amministrazione
di Proxy server o di un Firewall per la gestione degli accessi
e la discriminazione dei servizi di rete offerti ai diversi
utenti della rete locale;
Da un punto di vista molto generale, la connessione di una
intera rete locale a Internet si deve prendere in considerazione
quando vi sono diverse postazioni (almeno una mezza dozzina)
che devono accedere autonomamente a Internet. Il collegamento
in linea dedicata può allora diventare anche una soluzione
competitiva in termini di prezzo, rispetto a connessioni dial-up,
e permettere la configurazione di un sito Internet sulla rete locale
aziendale utilizzando la medesima connessione dedicata.
6.e_La sicurezza nel mondo digitale
Per ragioni che non sono sempre giustificabili, anche se
comprensibili, le aziende italiane manifestano un grande timore
nei confronti di possibili violazioni della sicurezza della propria
rete locale e dei dati in transito attraverso Internet. La cosa
desta un po’ sorpresa in relazione al fatto che non vi è altrettanta
attenzione al fenomeno nei suoi risvolti, diciamo così,
reali: la copia delle chiavi di un edificio, le password del sistema
informativo, la possibilità di trafugare o copiare documenti riservati
ad opera di dipendenti dell’azienda sono eventi che
hanno una probabilità molto più alta di verificarsi rispetto all’intrusione
ostile di un hacker via Internet. Che dire poi della carta di credito? Un
utilizzo leggero in luoghi pubblici comporta possibili usi
impropri che sono più probabili di quelli a cui ci esponiamo
quando siamo online. Tuttavia, il tema ha molte ragioni per
essere trattato in relazione al Commercio Elettronico e, in
prospettiva, in un mondo
sempre più interconnesso da reti telematiche esso rappresenta
un capitolo di enorme importanza. A questo proposito, vediamo
quali diversi aspetti sono legati al medesimo concetto
di sicurezza nel mondo digitale.
Il termine viene usato in modo generico ma ha significati
molto diversi: dalla prevenzione delle intrusioni nei sistemi aziendali
(attacchi di hacker alle reti aziendali connesse a Internet insufficientemente
protette), alla prevenzione dalle manomissioni
fraudolenta di dati memorizzati (alterazione di transazioni, alterazioni
del contenuto pubblicato), alla protezione dei dati contenuti
negli archivi da perdite accidentali di dati (guasti), e, ancora, alla
protezione dall’intercettazione di dati riservati nelle transazioni
commerciali (decifrazione di numeri di carta di credito e di password
di accesso). Infine, si può inserire anche il tema della protezione
dalla violazione del diritto alla privacy del cliente.
Vediamo in breve i diversi casi per cui è necessario provvedere
a specifici strumenti di protezione.
Intrusioni in reti aziendali connesse a Internet
In assenza di protezioni specifiche i server, dedicati al Commercio
Elettronico o condivisi con altre applicazioni commerciali,
sono potenzialmente attaccabili a più livelli dall’esterno, in presenza
o meno di “talpe” all’interno dell’azienda. Infatti, le stesse tecniche
che permettono agli elaboratori all’interno di una rete aziendale
possono in certi casi essere utilizzate per accedere agli stessi
dati dall’esterno. Quindi, se non correttamente protetti, gli archivi, i
database e quanto contenuto in risorse interne aziendali possono
potenzialmente essere letti o modificati dall’esterno. Per prevenire
questi rischi non è assolutamente sufficiente impostare password
o semplici limitazioni di accesso a livello del server, in quanto vi sono
vari sistemi di introdurre negli elaboratori “client” ospiti indesiderati
(ad esempio trojan) che possono agire da “server intermedio” per accedere alle risorse aziendali. Occorre perciò sempre, e
particolarmente quando la rete aziendale è tutta o parzialmente
connessa a Internet in modo permanente, piazzare uno sbarramento
presso la giunzione con le linee esterne sottoforma di “firewall”,
macchine specializzate nel filtrare il traffico in transito
bloccando gli accessi indesiderati. Qualora l’accesso a dati aziendali
possa risultare particolarmente interessante e proficuo, sarà
necessario incrementare ulteriormente le difese con livelli di sbarramento
progressivi. Le applicazioni più semplici di questi prodotti
consistono in programmi in esecuzione in normali server collocati
in zone strategiche della rete, ma per una migliore protezione della
rete meglio utilizzare specifiche apparecchiature progettate allo
scopo. I costi variano da circa un milione delle soluzioni più semplici
a parecchie decine di milioni per le più sofisticate.
Alterazioni di contenuti
Anche quando le reti aziendali vengono protette da firewall,
quando viene utilizzato un server dedicato per il Commercio
Elettronico questo si trova in una zona “smilitarizzata”, intermedia
tra l’apertura e la chiusura completa, a causa del traffico rilevante
di cui può essere oggetto. Tale server si trova quindi in
uno stato di sicurezza più debole, che lo espone potenzialmente
al rischio di accesso ai dati pubblicati da parte di estranei. Tali
dati potrebbero essere alterati o sostituiti oppure distrutti, con
conseguenze sull’operatività del sito e sull’immagine.
Le medesime problematiche sono riscontrabili anche
quando i server sono posti in housing presso i provider. Se il
provider non mette in opera seri accorgimenti per la protezione
da accessi esterni, tali server possono essere oggetto di attacchi.
Inoltre, se si trovano fisicamente vicini a server in housing
appartenenti ad altri clienti, altre persone possono introdursi
nel server per mezzo delle normali procedure di console.
Infine anche i server dedicati all’hosting presso il provider
possono essere oggetto di attacchi e, con essi, la parte dei
dati aziendali ivi contenuta.
Per prevenire questi rischi è indispensabile assicurarsi che
il provider abbia preso tutte le precauzioni necessarie.
Protezione dei dati da perdite accidentali
Gravi perdite possono verificarsi anche in assenza di una
specifica volontà. Infatti, le applicazioni in uso in Internet per
definizione modificano e aggiornano i propri contenuti 24 ore
su 24, quindi un semplice backup periodico dei dati non è più
sufficiente, in quanto un guasto di un’unità a disco potrebbe
portare allo stop di servizi per periodi più o meno lunghi e alla
perdita delle transazioni effettuate dall’ultimo backup. È quindi
indispensabile mettere in atto le scelte tecniche e comportamentali
indispensabili ad impedire queste perdite.
In genere si utilizzano parti ridondanti, cioè in grado di resistere
ad un guasto, per le parti vitali e/o più soggette a guasti,
come linee di telecomunicazione, dischi fissi, alimentatori, e si
mettono in atto procedure molto stringenti di backup. Tali procedure
di sicurezza debbono a maggior ragione essere applicate
dai provider che alloggiano decine o centinaia di clienti, e che
quindi avrebbero maggiori disagi in caso di guasti. I costi associati
a queste tecniche di protezione vengono affrontati unitamente
alla definizione delle piattaforme hardware da adottare.
Protezione di dati riservati
Infine, estrema attenzione è necessaria per tutte le transazioni
che debbono transitare per Internet, che si deve sempre
supporre come insicura. Quindi, in primo luogo ogni sito di
Commercio Elettronico deve mettere in atto tutte quelle misure
atte a codificare i flussi di informazione da e per il cliente, per
mezzo di procedure di criptazione e di certificazione con gli
enti certificatori preposti (es. Verisign). In secondo luogo, deve
informare e rassicurare il cliente in tutti i modi possibili, comunicando
tutte le precauzioni messe in atto per proteggere la sicurezza
della transazione. Per i motivi visti in precedenza, il
cliente di un sito di Commercio Elettronico deve avere l’assoluta certezza che i dati forniti nel corso dell’utilizzo del servizio
(dati finanziari, sensibili, soggetti alla legge sulla privacy) sono
stati protetti con ogni modo possibile, conservati nella massima
sicurezza e non utilizzati per scopi diversi da quelli permessi
dalla legge (che dovrebbe essere ricordata). Questi risultati
vengono ottenuti utilizzando particolari tecniche di protezione
e certificazione che debbono essere messe in atto ovvero
ne deve essere verificata l’applicazione da parte del provider
che offre il servizio.
6.f_L’impatto della rete sull’organizzazione
aziendale
Abbiamo già più volte sottolineato la rilevanza dell’impatto di
un’attività di commercio elettronico sui processi aziendali. Con
questo termine indichiamo sia le problematiche relative ai processi
di produzione o di distribuzione, sia i processi di comunicazione intra-aziendali e tra l’azienda e l’esterno. Novità quali la disintermediazione,
il marketing interattivo, la riduzione dei tempi e l’annullamento
di barriere geografiche non possono non portare a
una ridefinizione profonda di alcuni modi di lavorare e scambiare
informazione. Ciò che rappresenta una opportunità in chiave di
business presenta notevoli problemi in termini di organizzazione:
O p p o r t u n i t à
1_ Mercato senza barriere geografiche
2_ Velocità della comunicazione
3_ One-to-one: personalizzazione del servizio
4_ Riduzione tempi di consegna
5_ Miglior servizio di assistenza al cliente
6_ Minori costi fissi per unità di bene venduta
Problemi da risolvere
1_ Capacità di muoversi su mercati diversi, lingue diverse,
esigenze diverse
2_ Prontezza di risposta, capacità di cogliere l’attenzione
del cliente
3_ Marketing database, offerta commerciale flessibile
4_ Integrazione stretta tra sistema amministrativo, logistica
e produzione
5_ Cultura aziendale orientata alla cura del cliente, assistenza
post-vendita, qualità dei prodotti e dei processi
6_ Valorizzazione delle risorse immateriali in azienda, riduzione
o riqualificazione del personale
La soluzione dei problemi organizzativi va impostata nella
direzione della ricerca di un servizio migliore per il cliente. L’equazione
è semplice ed è già stata dimostrata nella breve storia
di questi anni: il commercio elettronico si sviluppa laddove
riesce a dare servizi migliori o offrire vantaggi maggiori. La cura
del cliente, la capacità di rispondere alle esigenze, anche
inespresse, del mercato sono la chiave di volta del successo.
Le riflessioni di carattere strategico si devono accompagnare
ad analoghe riflessioni su come intervenire in azienda per dare
supporto alle opportunità della Rete. Le due parole chiave sono
integrazione e digitalizzazione dei processi.
L’integrazione è necessaria per dare velocità al processo e
riuscire a fornire un servizio il più possibile completo online. Immaginando
il percorso che farebbe nella vostra attuale azienda
un ordine di un bene via Web si può arrivare a capire a quale
profondità di revisione spingere la riflessione sull’organizzazione.
L’ordine richiede la verifica immediata della disponibilità in magazzino,
l’eventuale produzione, l’attivazione di un servizio di logistica
per il trasporto, la transazione economica e l’integrazione
con un intermediario finanziario e il sistema amministrativo aziendale,
l’apertura di una fase di assistenza post-vendita per eventuali
reclami, rimborsi, ritorni... Tutto ciò deve attivarsi in qualche
secondo. L’utente al di là del monitor, dopo aver premuto un tasto
di ordine sul vostro sito, si aspetta da voi qualche informazione.
È indispensabile rispondere presto e in modo preciso con
una conferma e alcune indicazioni su come darete seguito alla richiesta
di acquisto e su come servirete il vostro cliente.
L’esigenza della digitalizzazione di tutto il processo è allora
evidente. Un’azienda può beneficiare appieno del Commercio
Elettronico se sa costruire una catena come quella sopra
descritta in modo organico, in cui ogni anello si integra ai
restanti in modo coerente e il più possibile automatico nel sistema
informativo. L’efficienza è massima quando le persone
possono intervenire in un tale processo fornendo il servizio al
cliente e l’intelligenza, con esclusiva funzione di controllo.
6.g_L’impatto della rete sulle risorse umane
Il Commercio Elettronico richiede nuovi modi di pensare come
comunicare, fare marketing e organizzare un’azienda. Vi sono
paradigmi nuovi per comprendere la portata della rivoluzione in
atto e le chiavi di successo delle esperienze. Accanto a persone
di esperienza è quindi necessario promuovere la partecipazione
di giovani conoscitori della Rete e delle sue dinamiche. Essi, appunto
perché senza eredità di esperienze passate, sono più in
grado di altri di avere una vision corretta e di saperla concretizzare
in passi progressivi, anche con l’aiuto di personale di esperienza.
Le giovani risorse da valorizzare non possono essere selezionate
solo in relazione agli studi compiuti e sulla base di una
competenza specifica. Si tratta di trovare menti capaci di sintesi,
dote essenziale per comprendere un mondo in cambiamento,
menti aperte e intraprendenti che sappiano misurare
una “tensione visionaria” con la concretezza del business, la
cruda somma aritmetica dei costi e dei benefici.
L’effetto complessivo che il Commercio Elettronico porterà nel
mondo del lavoro non è possibile stimarlo oggi, mentre da un lato
si nota un chiaro aumento di richieste di professionalità qualificate
del settore e dall’altro è evidente che la digitalizzazione dei processi
e la riduzione della catena di vendita producono un surplus di
forza lavoro. Se l’economia digitale aprirà una nuova fase di espansione
anche nel mercato del lavoro non è quindi dato saperlo oggi.
La riqualificazione professionale è certamente un punto
che il Commercio Elettronico pone in rilievo accanto a quello
della valorizzazione di capacità creative e sintetiche e delle
risorse immateriali.
Inoltre, solo aziende agili e intraprendenti possono aspirare
ad avere un ruolo di punta nel settore. È probabile aspettarsi
che i dominatori di alcuni mercati dell’online non coincidano
con quelli oggi conosciuti, cioé coloro che hanno acquisito
quote di mercato significative nel mercato tradizionale. Un rimescolamento
delle quote e delle opportunità è un altro dato
significativo che produce la nuova economia digitale e di cui vi
è già evidenza, soprattutto negli Stati Uniti.
6.h_Gli ostacoli allo sviluppo del commercio
elettronico (Indagine CommerceNet)
In questo paragrafo pubblichiamo, per gentile concessione
dell’associazione, i risultati preliminari di una ricerca condotta
nel 1999 da CommerceNet sulle barriere e i fattori di ostacolo
allo sviluppo del commercio elettronico.
L a r i c e r c a
Il breve riassunto dello studio si riferisce ad un’analisi delle
tendenze previste per il 1999 ed è basato su oltre 900 risposte
pervenute da aziende di tutto il mondo aderenti al network di CommerceNet. Quest’anno sono comprese nello studio anche
aziende del Medio Oriente e dell’Africa.
Dal 1996 questa è la quarta ricerca di CommerceNet e i
risultati degli studi precedenti permettono di individuare i
cambiamenti e gli sviluppi su un arco di tempo piuttosto lungo,
praticamente coincidente con la giovane età del Commercio
Elettronico.
CommerceNet è presente anche in Italia, all’indirizzo: http://www.-
commercenet.it.
Per quanto ne sappiamo, il presente studio è il più autorevole
fra quelli condotti in modo continuativo ed ha una significativa
copertura geografica.
I principali spunti di interesse della ricerca vertono sui seguenti
elementi:
1. In generale, le difficoltà barriere sperimentate dalle
grandi società sono diverse da quelle delle imprese
piccole e medie
2. Vi sono differenze significative fra le aziende negli Stati
Uniti e le aziende degli altri paesi
3. Vi sono differenze interessanti tra i risultati delle ricerche
condotte anno dopo anno. Con il tempo cambiano
le risposte che vengono date alle stesse problematiche
I r i s u l t a t i
I principali risultati della ricerca assumono profili diversi, di
anno in anno:
1997: Nel 1997, la barriera principale allo sviluppo del Commercio
Elettronico era la mancanza di modelli di business.
Era come se le aziende si stessero chiedendo
“che cosa è il commercio elettronico e come possiamo
fare qualcosa?”
1998: Nel 1998, la principale barriera era data dalle funzionalità
e dall’interoperabilità dei sistemi: la relativa domanda poteva
essere “come aggiorniamo i nostri sistemi informativi
in modo da partecipare a questo mercato elettronico?”
1999: Nel 1999, il problema più sentito si riferisce alla cultura
aziendale. Sembra che le società stiano ponendosi
la domanda “come ci dobbiamo organizzare per essere
vincenti nel mercato elettronico?”
An a l i s i d e l l e t e n d e n z e r i s c o n t r a t e
Nel 1999 assistiamo alla crescita delle diverse modalità di
integrazione delle attività di Commercio Elettronico con il business
tradizionale di un’azienda. Vediamo che il Commercio
Elettronico in Europa tende ad interessare più le PMI che le
grandi aziende. In Asia le aziende continuano ad investire nel
Commercio Elettronico nonostante la loro crisi economica.
In generale, al di fuori degli Stati Uniti si nota un ritardo nell’adeguamento
verso il Commercio Elettronico variabile tra
uno e due anni.
I risultati dell’indagine mettono in mostra gli sviluppi significativi
compiuti nel corso degli ultimi tre anni. In molti casi, le
barriere del primo anno scompaiono e ne compaiono di nuove.
Crediamo che gli ostacoli allo sviluppo del Commercio
Elettronico non vengano più segnalate nelle valutazioni ma
continuino a porre problemi nella realtà. Tuttavia, tali problemi
vengono superati quando le aziende cominciano ad affrontarli
e vedono che possono dominarli e risolverli.
Per esempio, il 1999 vede per la prima volta la voce di accesso
ai mercati internazionali come inibitore potenziale nelle
iniziative delle grandi aziende.
In termini generali, e prendendo le risposte provenienti da
tutti gli intervistati, i dieci maggiori ostacoli sono:
1. Problemi di sicurezza e protezione dei dati (nel B-to-C)
2. Cultura interna (soprattutto nelle grandi aziende)
3. Fiducia dei consumatori (nel B-to-C)
4. Compatibilità del sistema informativo tradizionale con i
sistemi per il Commercio Elettronico (B-to-B)
5. Configurazione dei sistemi di pagamento (B-to-C)
6. Conoscenza del Commercio Elettronico (B-to-C)
7. Problemi organizzativi (soprattutto nelle grandi aziende)
8. Mancanza di personale qualificato (soprattutto PMI)
9. Mancanza di modelli di business (soprattutto PMI)
10. Consapevolezza e cultura del top management sul tema
(soprattutto nelle grandi aziende)
Commento dei risultati
Tra la 2. e la 6. vi è una distinzione interessante da fare. L’ostacolo
numero 2 si riferisce alla cultura in seno ad una grande
azienda che non è pronta ad accettare o mettere in pratica una
iniziativa di Commercio Elettronico. La numero 6 si riferisce al
termine cultura nel senso più comune del termine. Molte
aziende dei paesi europei, che a parte la Scandinavia non hanno
uno sviluppo della Rete paragonabile agli Stati Uniti, ritengono
che i loro clienti non siano pronti a comprare su Internet.
La mancanza di personale qualificato, sentita come freno
dalle PMI, si riferisce al fatto che le piccole imprese ritengono
che tutti i buoni professionisti stiano andando a lavorare per le
aziende più grandi. Le piccole aziende ritengono di non avere
la capacità di attrarre personale qualificato.
Guardando al futuro, la previsione per i prossimi due anni
pone in primo piano i cinque seguenti problemi da affrontare:
1. Riuscire a trovare un mercato sulla Rete
2. Avere protocolli e standard aperti per il Commercio
Elettronico
3. Tendenza verso una strategia di globalizzazione
4. Tendenza verso una strategia che ponga in modo più
convinto il cliente al centro del processo commerciale
online
5. Puntare verso partnership globali che permettano di offrire
beni e servizi sulla Rete ovunque nel mondo e su
mercati di lingue diverse.
guida al commercio elettronico |
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